2014-04-14 15:38:18

Crisi Ucraina: dal Consiglio esteri Ue 1 mld di euro a Kiev mentre l'est del Paese resta in rivolta


In Lussemburgo l'incontro dei ministri degli Esteri dell'Ue per discutere delle attuali tensioni nell'Ucraina orientale. Rinviata per ora l’ipotesi di una terza fase di sanzioni contro Mosca, ritenuta coinvolta nelle occupazioni degli insorti filorussi in corso in diverse città. Via libera intanto ad un prestito da un miliardo di euro per Kiev che, dal canto suo, non esclude la possibilità di tenere un referendum nazionale sull'ordinamento statale del Paese. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

I fondi sono destinati ai bisogni piu' urgenti della bilancia dei pagamenti dell'Ucraina che in cambio deve impegnarsi ad attuare una serie di riforme. Il miliardo di euro che arriva oggi dall’Ue e l’accordo siglato, stando a fonti ucraine, con il Fondo monetario internazionale di cui si attende una riunione a breve, per un altro miliardo di dollari di garanzie sul debito da parte degli Stati Uniti, sono una boccata di ossigeno per Kiev impegnata a fronteggiare l’est filorusso in rivolta. Dopo Slovansk e Lugansk occupati oggi edifici pubblici anche a Gorlovka e a Horlivka. Il presidente ad interim Turcinov, pensa ad un referendum nazionale sull'ordinamento statale del Paese, da tenersi il 25 maggio prossimo, giorno delle presidenziali ma intanto, fallita la strada degli ultimatum, avrebbe firmato, secondo Mosca, il decreto che ordina l'operazione contro i separatisti filorussi ritenuti terroristi. Un’ipocrisia, secondo la Russia, che respinge le accuse di un coinvolgimento nell’est ucraino per ambizioni nazionalistiche. La tensione con l’occidente però potrebbe salire ancora dopo la notizia, che sta circolando e riferita a sabato scorso, di un caccia russo che avrebbe sfiorato più volte a bassa quota una nave da guerra americana nel Mar Nero. "Una provocazione" la definisce la Casa Bianca che non commenta. In serata invece in un colloquio telefonico tra Francia e Stati Uniti, fa sapere l’Eliseo, si condividono inquietudini ,ma anche speranze nell’esito della prossima riunione del gruppo di contatto che possa abbozzare, si legge,"un dialogo sostanziale tra Russia e Ucraina, per una de-escalation". Ipotesi condivisa anche da Regno Unito e Italia al termine del consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue oggi a Lussemburgo, che sembra aver rimandato dopo l'incontro a quattro di Ginevra di giovedì prossimo, un’eventuale vertice dei leader europei per decidere nuove sanzioni contro la Russia.

Per un'analisi della situazione Massimiliano Menichetti ha intervistato Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa:RealAudioMP3

R. – Sembra una crisi che lentamente si sta avviando in una sorta di vicolo cieco. Da una parte ci sono le autorità di Kiev che devono rendere conto alla propria opinione pubblica e, comunque anche all’esterno, ai nuovi alleati occidentali. Dall’altra c’è una Russia che, se l’Ucraina dovesse reprimere nel sangue la rivolta dell’est del Paese, non può star ferma, altrimenti Putin rischia di perdere il posto. Per cui, la situazione è molto più grave di quanto possa sembrare e possa trasparire.

D. – Posizione dura della Nato. Anche oggi Rasmussen, il segretario generale, ha ribadito: Mosca vuole ripristinare le Repubbliche sovietiche. E vediamo una debolezza – sembrerebbe così – dell’Europa…

R. – La Nato ha un ovvio interesse a rassicurare tutti i propri alleati dell’Est – a cominciare dalla Polonia, ovviamente, i Baltici e cosi via – e per farlo deve in qualche misura ribadire alcuni concetti fondamentali. Conviene ricordare che l’Ucraina non è un Paese membro della Nato, per cui la Nato non potrebbe – nel caso – invocare l’articolo 5, qualora la sovranità ucraina fosse violata da un’invasione russa. Per cui, la Nato in questo caso deve giocarsi la sua partita da un punto di vista politico, deve far vedere a questi Paesi che la propria garanzia politico-militare è in piedi e lo fa comunque tenendo testa diplomaticamente, a muso duro, alla Russia. Per il resto, non credo che l’Unione Europea abbia qualcosa da dire sulla questione: noi ci siamo cacciati in questa situazione per volere di un Paese dell’Europa – la Germania – che aveva un preciso interesse. Il problema è che poi, quando la Germania passa dalle rivendicazioni da un’influenza di carattere economico a quella politica, strategica e militare a un certo punto la Germania si arresta e spera che dall’altra parte dell’Atlantico qualcuno venga a toglierle e a toglierci le castagne dal fuoco: ovvero, gli Stati Uniti.

D. – Vari edifici pubblici dell’Ucraina dell’est sono occupati dai separatisti filorussi…

R. – Gli esiti possono essere diversi. Se in qualche misura la situazione dovesse congelarsi in vista di un referendum sullo status di queste regioni, la situazione potrebbe anche – come di dice in gergo – "de-escalare". Se invece Kiev dovesse veramente utilizzare la forza, e quindi l’esercito per reprimere queste istanze, ho la sensazione che la Russia non possa rimanere a guardare. Veramente, se la cosa si risolve con poche scaramucce, con molti arrestati e pochissimi morti o feriti, la Russia ci può anche passare sopra. Se la repressione dovesse comportare un livello di perdite troppo elevato, troppo evidente tra i filorussi, ho la sensazione che la Russia possa intervenire in Ucraina. Non dimentichiamoci che, se ci dovesse essere repressione su larga scala nell’est dell’Ucraina, la Russia potrebbe evocare il tanto decantato diritto di ingerenza umanitaria che l’Occidente, la Nato, gli Stati Uniti e tutti, nel 1999, invocarono per intervenire in Kosovo e per bombardare la Serbia e Belgrado…







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