Crisi Ucraina: dal Consiglio esteri Ue 1 mld di euro a Kiev mentre l'est del Paese
resta in rivolta
In Lussemburgo l'incontro dei ministri degli Esteri dell'Ue per discutere delle attuali
tensioni nell'Ucraina orientale. Rinviata per ora l’ipotesi di una terza fase di sanzioni
contro Mosca, ritenuta coinvolta nelle occupazioni degli insorti filorussi in corso
in diverse città. Via libera intanto ad un prestito da un miliardo di euro per Kiev
che, dal canto suo, non esclude la possibilità di tenere un referendum nazionale sull'ordinamento
statale del Paese. Il servizio di Gabriella Ceraso:
I
fondi sono destinati ai bisogni piu' urgenti della bilancia dei pagamenti dell'Ucraina
che in cambio deve impegnarsi ad attuare una serie di riforme. Il miliardo di euro
che arriva oggi dall’Ue e l’accordo siglato, stando a fonti ucraine, con il Fondo
monetario internazionale di cui si attende una riunione a breve, per un altro miliardo
di dollari di garanzie sul debito da parte degli Stati Uniti, sono una boccata di
ossigeno per Kiev impegnata a fronteggiare l’est filorusso in rivolta. Dopo Slovansk
e Lugansk occupati oggi edifici pubblici anche a Gorlovka e a Horlivka. Il presidente
ad interim Turcinov, pensa ad un referendum nazionale sull'ordinamento statale del
Paese, da tenersi il 25 maggio prossimo, giorno delle presidenziali ma intanto, fallita
la strada degli ultimatum, avrebbe firmato, secondo Mosca, il decreto che ordina l'operazione
contro i separatisti filorussi ritenuti terroristi. Un’ipocrisia, secondo la Russia,
che respinge le accuse di un coinvolgimento nell’est ucraino per ambizioni nazionalistiche.
La tensione con l’occidente però potrebbe salire ancora dopo la notizia, che sta circolando
e riferita a sabato scorso, di un caccia russo che avrebbe sfiorato più volte a bassa
quota una nave da guerra americana nel Mar Nero. "Una provocazione" la definisce la
Casa Bianca che non commenta. In serata invece in un colloquio telefonico tra Francia
e Stati Uniti, fa sapere l’Eliseo, si condividono inquietudini ,ma anche speranze
nell’esito della prossima riunione del gruppo di contatto che possa abbozzare, si
legge,"un dialogo sostanziale tra Russia e Ucraina, per una de-escalation". Ipotesi
condivisa anche da Regno Unito e Italia al termine del consiglio dei ministri degli
Esteri dell’Ue oggi a Lussemburgo, che sembra aver rimandato dopo l'incontro a quattro
di Ginevra di giovedì prossimo, un’eventuale vertice dei leader europei per decidere
nuove sanzioni contro la Russia.
Per un'analisi della situazione Massimiliano
Menichetti ha intervistato Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana
difesa:
R. – Sembra
una crisi che lentamente si sta avviando in una sorta di vicolo cieco. Da una parte
ci sono le autorità di Kiev che devono rendere conto alla propria opinione pubblica
e, comunque anche all’esterno, ai nuovi alleati occidentali. Dall’altra c’è una Russia
che, se l’Ucraina dovesse reprimere nel sangue la rivolta dell’est del Paese, non
può star ferma, altrimenti Putin rischia di perdere il posto. Per cui, la situazione
è molto più grave di quanto possa sembrare e possa trasparire.
D. – Posizione
dura della Nato. Anche oggi Rasmussen, il segretario generale, ha ribadito: Mosca
vuole ripristinare le Repubbliche sovietiche. E vediamo una debolezza – sembrerebbe
così – dell’Europa…
R. – La Nato ha un ovvio interesse a rassicurare tutti
i propri alleati dell’Est – a cominciare dalla Polonia, ovviamente, i Baltici e cosi
via – e per farlo deve in qualche misura ribadire alcuni concetti fondamentali. Conviene
ricordare che l’Ucraina non è un Paese membro della Nato, per cui la Nato non potrebbe
– nel caso – invocare l’articolo 5, qualora la sovranità ucraina fosse violata da
un’invasione russa. Per cui, la Nato in questo caso deve giocarsi la sua partita da
un punto di vista politico, deve far vedere a questi Paesi che la propria garanzia
politico-militare è in piedi e lo fa comunque tenendo testa diplomaticamente, a muso
duro, alla Russia. Per il resto, non credo che l’Unione Europea abbia qualcosa da
dire sulla questione: noi ci siamo cacciati in questa situazione per volere di un
Paese dell’Europa – la Germania – che aveva un preciso interesse. Il problema è che
poi, quando la Germania passa dalle rivendicazioni da un’influenza di carattere economico
a quella politica, strategica e militare a un certo punto la Germania si arresta e
spera che dall’altra parte dell’Atlantico qualcuno venga a toglierle e a toglierci
le castagne dal fuoco: ovvero, gli Stati Uniti.
D. – Vari edifici pubblici
dell’Ucraina dell’est sono occupati dai separatisti filorussi…
R. – Gli esiti
possono essere diversi. Se in qualche misura la situazione dovesse congelarsi in vista
di un referendum sullo status di queste regioni, la situazione potrebbe anche – come
di dice in gergo – "de-escalare". Se invece Kiev dovesse veramente utilizzare la forza,
e quindi l’esercito per reprimere queste istanze, ho la sensazione che la Russia non
possa rimanere a guardare. Veramente, se la cosa si risolve con poche scaramucce,
con molti arrestati e pochissimi morti o feriti, la Russia ci può anche passare sopra.
Se la repressione dovesse comportare un livello di perdite troppo elevato, troppo
evidente tra i filorussi, ho la sensazione che la Russia possa intervenire in Ucraina.
Non dimentichiamoci che, se ci dovesse essere repressione su larga scala nell’est
dell’Ucraina, la Russia potrebbe evocare il tanto decantato diritto di ingerenza umanitaria
che l’Occidente, la Nato, gli Stati Uniti e tutti, nel 1999, invocarono per intervenire
in Kosovo e per bombardare la Serbia e Belgrado…