2014-04-13 14:16:16

L’Anp ratifica Convenzioni di Ginevra. Gerusalemme, scontri sulla spianata delle Moschee


A Gerusalemme, sulla spianata delle moschee si sono verificati scontri questa mattina tra dimostranti palestinesi e polizia israeliana. Secondo le Forze dell'ordine, la protesta è stata innescata dall'autorizzazione concessa a persone di religione non islamica a entrare nel sito, considerato sacro sia dagli ebrei che dai musulmani. Intanto, sul fronte internazionale, l’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha ratificato le quattro Convenzioni di Ginevra e il Protocollo addizionale, considerati testi fondamentali in materia di diritto umanitario internazionale. L’adesione palestinese è significativa, in quanto garantisce la protezione dei civili in caso di occupazione, giustificando l’opposizione palestinese agli insediamenti israeliani nei Territori. Sulla decisione dell’Anp, che può costituire un ulteriore ostacolo ai colloqui di pace con lo Stato ebraico, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, analista di politica internazionale del Corriere della Sera:RealAudioMP3

R. – E’ chiaro che il governo dell’Autorità nazionale palestinese, davanti ai continui rinvii, nonostante i nuovi sforzi americani di fare riprendere il colloquio di pace, cerchi di forzare la mano. La presenza dei coloni nei Territori occupati da Israele è una spina nel fianco di qualsiasi negoziato e io credo che questa mossa sia dovuta proprio alla volontà di convincere l’altra parte a compiere quel passo decisivo, che potrebbe riavviare seriamente il negoziato, come vogliono tutti: gli americani, l’Europa, i palestinesi e credo anche la stragrande maggioranza del popolo d’Israele.

D. – E’ come se il confronto si fosse spostato, ora, dal terreno dello scontro bellico a quello diplomatico…

R. – Se noi pensiamo a tutto quello che è successo negli anni scorsi – la prima Intifadah, la seconda Intifadah e anche una possibile terza Intifadah da combattere con le armi o con altri mezzi violenti – qui invece siamo veramente in un campo “freddo”: il campo della diplomazia, il campo delle istituzioni, il campo del riconoscimento dei diritti. Ed è questo il terreno più scivoloso per Israele, perché si tratta di adesioni e di ratifiche che coinvolgono tutta al comunità internazionale e quindi per l’attuale governo di Israele sarà difficile, da una parte, accettare, ma anche, dall’altra, dire di no. Quindi bisognerà vedere che effetti avrà questo passo. Obama ci spera, i negoziatori pure: chissà che possa essere non un ostacolo, ma l’opportunità di una svolta positiva.

D. – Non dimenticando che poi la questione degli insediamenti è solo uno dei problemi da risolvere: ce ne sono tanti altri …

R. – Sì, è vero. Io credo che forse non sia nemmeno il più importante. Per esempio, il problema importante è quello del “diritto al ritorno”. Significa che i palestinesi, che vivono fuori, possono tornare in Israele da dove furono espulsi. Io penso che il problema più facile forse sia quello che all’inizio era il problema più difficile, e cioè quello della capitale. Israele non rinuncerà mai a Gerusalemme, ma neanche i palestinesi potranno rinunciare mai a Gerusalemme. D’altronde, prima o poi, una soluzione si troverà. E soprattutto, per quanto riguarda la città santa, vorrei ricordare le parole del primo presidente della Corte suprema, Haim Cohn: “Gerusalemme è abbastanza grande per poter essere la capitale di due Stati”.







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