Tensione e feriti a Roma alla manifestazione per il diritto alla casa e contro l'austerity
I movimenti sociali sono tornati in piazza a Roma in una mobilitazione nazionale per
il diritto all’abitare, contro il governo Renzi, il jobs act e il piano casa del ministro
Lupi. Scontri tra dimostranti e forze dell’ordine soprattutto in via del Tritone.
Imbrattate alcune sedi dei ministeri. Un bilancio provvisorio parla di 20 feriti e
una decina di arresti. Cecilia Seppia
E’
partito con un’ora di ritardo da piazzale di Porta Pia il corteo per dire basta all’austerità
e alla precarietà. 20 mila i manifestanti presenti secondo gli organizzatori che spaziano
da esponenti dei movimenti per la casa, ai centri sociali, dai no-Tav, ai no-Muos
(le antenne per le telecomunicazioni che gli Stati Uniti vogliono installare in Sicilia),
fino agli studenti. Blindate diverse strade del centro e imponenti le misure di sicurezza
ma gli scontri con le forze dell’ordine non sono mancati. Momenti di forte tensione
in via Tritone: qui testimoni hanno riferito di scene da guerriglia urbana con un
centinaio di dimostranti, incappucciati o con indosso caschi neri che hanno cercato
di fronteggiare gli agenti lanciando petardi e bottiglie di vetro. Decine i feriti,
alcuni in modo grave. Tra i contusi c’è anche un funzionario di polizia e un attivista
straniero trasportato al Policlinico Umberto I. Cariche e arresti si sono verificati
a via Veneto e piazza Barberini dove i poliziotti hanno fatto uso di lacrimogeni.
Lancio di uova e arance contro il ministero dell’Economia in via XX Settembre, imbrattato
anche quello del Lavoro. Il corteo si è poi ricompattato sotto al traforo che collega
il Tritone con via Nazionale per risalire verso piazza della Repubblica.
Tra
i problemi denunciati dai manifestanti, quelli pacifici, c'è la mancanza di case.
Ma quanto è grave il problema abitativo in Italia? Adriana Masotti lo ha chiesto
alla sociologa Giulia Cordella, ricercatrice della Fondazione Volontariato
e Partecipazione che si occupa di vulnerabilità sociale tra cui quella abitativa:
R. – Il problema
abitativo, in Italia, sta diventando un tema dirompente che, come tutti i temi di
carattere sociale, spesso viene affrontato non riservandogli la dovuta attenzione.
Lo vediamo anche all’interno del dibattito mediatico: il tema della casa è sempre
piuttosto tralasciato se non quando si arriva a manifestazioni anche di disperazione,
di occupazione che però sono il frutto di una situazione che sta degenerando nel corso
degli anni, connessa a diversi fenomeni. In primis, l’aumento fortissimo che c’è stato
della casa e degli affitti che non è stato calmierato in nessun modo a livello di
regolamentazione pubblica, e pian piano, con l’avvento della crisi economica, è esploso
perché man mano, chi aveva acquistato casa ha avuto difficoltà a far fronte al pagamento
dei propri mutui e chi, invece, era rimasto in affitto – e ricordiamo che in affitto
resta quella parte di popolazione socialmente più debole: quindi, gli immigrati, le
persone a basso reddito - quelli che sono rimasti in affitto fanno fatica addirittura
a supportare il pagamento dell’affitto. Quindi ci siamo trovati di fronte ad un incremento
esponenziale degli sfratti per morosità, per esempio. Oppure, altre categorie, come
quelle degli studenti, che poi sono i figli di quelle famiglie medie che non riescono
a far fronte alle loro necessità quotidiane, stanno portando in piazza le proprie
istanze rivendicando quello che è anche un diritto secondo la Costituzione. Quindi,
una cosa importante sarebbe – intanto – riportare il tema della casa alla ribalta
politica, perché è vero che il ministro Lupi se ne sta occupando, però è vero che
un vero e proprio piano-casa non si vede dai tempi del governo Fanfani.
D.
– Ecco, ha nominato il cosiddetto piano-casa del governo Renzi, che dovrebbe aiutare
i meno abbienti su questo fronte. Però, i movimenti che oggi sono in piazza a Roma,
contestano questo piano dicendo che non è risolutivo. In effetti prevede alcuni bonus
fiscali, alcuni aiuti, ma ad esempio non si mettono soldi per la costruzione di case
popolari …
R. – Di costruzioni, ormai … basterebbe parlare di acquisto dell’invenduto,
per esempio, perché non dimentichiamo che uno dei problemi del territorio italiano
è anche il consumo di suolo, oltre alla carenza di case. Quindi, paradossalmente,
le case ci sarebbero già: basterebbe inaugurare dei piani – che peraltro in alcuni
territori italiani sono stati già sperimentati – di acquisto o di ristrutturazione
del patrimonio già esistente. Questo piano-casa sì, mette delle toppe alla restrizione
drastica di fondi alla quale si era assistito con il piano-casa del governo Berlusconi,
che azzerava quasi il fondo di sostegno all’affitto, che è uno degli strumenti che
poi, a livello locale, è tra i più utilizzati: cioè, le persone che hanno difficoltà
con il pagamento dell’affitto potevano normalmente rivolgersi ai propri comuni di
riferimento che, attraverso una cascata di fondi dal governo nazionale alle regioni
e ai comuni, vedevano moltiplicare questi importi da distribuire poi ai soggetti in
difficoltà anche per l’affitto. Questo fondo si era quasi azzerato, quindi si sta
cercando di azzerare dei danni che erano stati fatti anche nel passato, ma sicuramente
non siamo di fronte a quello stanziamento di cifre che diventa imprescindibile nel
momento in cui si vuole affrontare un argomento come quello della casa, un argomento
strutturale che necessità di costi elevati. Quindi, i temi sociali stentano a decollare
nella loro reale importanza, e poi vengono affrontati sempre con quell’ottica emergenziale
per cui, per esempio, in maniera molto intelligente è stato istituito un fondo di
sostegno agli sfratti per morosità incolpevole … Però, ecco, diciamo che forse andrebbe
affrontato il problema alla radice, anche con una maggiore integrazione, per esempio,
con le politiche del lavoro, perché è da lì che viene la difficoltà poi ad accedere
alla casa … – Il problema abitativo, in Italia, sta diventando un tema dirompente
che, come tutti i temi di carattere sociale, spesso viene affrontato non riservandogli
la dovuta attenzione. Lo vediamo anche all’interno del dibattito mediatico: il tema
della casa è sempre piuttosto tralasciato se non quando si arriva a manifestazioni
anche di disperazione, di occupazione che però sono il frutto di una situazione che
sta degenerando nel corso degli anni, connessa a diversi fenomeni. In primis, l’aumento
fortissimo che c’è stato della casa e degli affitti che non è stato calmierato in
nessun modo a livello di regolamentazione pubblica, e pian piano, con l’avvento della
crisi economica, è esploso perché man mano, chi aveva acquistato casa ha avuto difficoltà
a far fronte al pagamento dei propri mutui e chi, invece, era rimasto in affitto –
e ricordiamo che in affitto resta quella parte di popolazione socialmente più debole:
quindi, gli immigrati, le persone a basso reddito - quelli che sono rimasti in affitto
fanno fatica addirittura a supportare il pagamento dell’affitto. Quindi ci siamo trovati
di fronte ad un incremento esponenziale degli sfratti per morosità, per esempio. Oppure,
altre categorie, come quelle degli studenti, che poi sono i figli di quelle famiglie
medie che non riescono a far fronte alle loro necessità quotidiane, stanno portando
in piazza le proprie istanze rivendicando quello che è anche un diritto secondo la
Costituzione. Quindi, una cosa importante sarebbe – intanto – riportare il tema della
casa alla ribalta politica, perché è vero che il ministro Lupi se ne sta occupando,
però è vero che un vero e proprio piano-casa non si vede dai tempi del governo Fanfani.
D.
– Ecco, ha nominato il cosiddetto piano-casa del governo Renzi, che dovrebbe aiutare
i meno abbienti su questo fronte. Però, i movimenti che oggi sono in piazza a Roma,
contestano questo piano dicendo che non è risolutivo. In effetti prevede alcuni bonus
fiscali, alcuni aiuti, ma ad esempio non si mettono soldi per la costruzione di case
popolari …
R. – Di costruzioni, ormai … basterebbe parlare di acquisto dell’invenduto,
per esempio, perché non dimentichiamo che uno dei problemi del territorio italiano
è anche il consumo di suolo, oltre alla carenza di case. Quindi, paradossalmente,
le case ci sarebbero già: basterebbe inaugurare dei piani – che peraltro in alcuni
territori italiani sono stati già sperimentati – di acquisto o di ristrutturazione
del patrimonio già esistente. Questo piano-casa sì, mette delle toppe alla restrizione
drastica di fondi alla quale si era assistito con il piano-casa del governo Berlusconi,
che azzerava quasi il fondo di sostegno all’affitto, che è uno degli strumenti che
poi, a livello locale, è tra i più utilizzati: cioè, le persone che hanno difficoltà
con il pagamento dell’affitto potevano normalmente rivolgersi ai propri comuni di
riferimento che, attraverso una cascata di fondi dal governo nazionale alle regioni
e ai comuni, vedevano moltiplicare questi importi da distribuire poi ai soggetti in
difficoltà anche per l’affitto. Questo fondo si era quasi azzerato, quindi si sta
cercando di azzerare dei danni che erano stati fatti anche nel passato, ma sicuramente
non siamo di fronte a quello stanziamento di cifre che diventa imprescindibile nel
momento in cui si vuole affrontare un argomento come quello della casa, un argomento
strutturale che necessità di costi elevati. Quindi, i temi sociali stentano a decollare
nella loro reale importanza, e poi vengono affrontati sempre con quell’ottica emergenziale
per cui, per esempio, in maniera molto intelligente è stato istituito un fondo di
sostegno agli sfratti per morosità incolpevole … Però, ecco, diciamo che forse andrebbe
affrontato il problema alla radice, anche con una maggiore integrazione, per esempio,
con le politiche del lavoro, perché è da lì che viene la difficoltà poi ad accedere
alla casa …