Mauritius. I vescovi: la riforma della Costituzione renda al Paese dignità democratica
La riforma della Costituzione deve rendere alle Isole Mauritius “la loro dignità democratica”:
lo scrive mons. Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, in una nota diffusa in occasione
della presentazione, da parte del governo mauriziano, di un progetto di riforma della
Carta fondamentale. In primo luogo, il presule esprime apprezzamento per il fatto
che la bozza presentata contenga la cancellazione dell’indicazione delle comunità
di provenienza per i candidati alle elezioni. Un passo avanti notevole “per sradicare
il comunitarismo” nazionale, sottolinea mons. Piat, anche se “resta ancora molto da
fare” perché “molti cittadini sono convinti di non poter essere rappresentati in Parlamento
da persone con un’origine culturale ed etnica diversa dalla loro”. Ma “una società
in cui non c’è un minimo di fiducia – afferma il vescovo di Port-Louis – non può progredire”,
poiché “la paura frena l’avanzamento democratico del Paese”. Quindi, il presule si
sofferma su altri punti contenuti nel progetto di riforma costituzionale: sulla presenza
delle donne in Parlamento, mons. Piat auspica “un migliore equilibrio ed una migliore
qualità del dibattito sulla questione”; poi, esprime apprezzamento per la proposta
che chiede ai partiti di sottoporre alla Commissione elettorale, prima delle elezioni,
una lista di candidati in ordine di priorità. In tal modo, evidenzia il vescovo mauriziano,
sarà la Commissione stessa “ad attribuire i seggi in Parlamento secondo l’ordine di
priorità prestabilito” e questo eviterà il rischio che i leader di partito scelgano,
prim’ancora del voto, “chi mandare in Parlamento”. Infine, mons. Piat richiama la
necessità che il sistema elettorale sia improntato alla principi di “responsabilità
e trasparenza”, così da sradicare “la corruzione che deturpa la democrazia”. “Per
far avanzare davvero il sistema democratico – conclude il presule – e dare prova di
patriottismo, i leader politici devono andare alle origini del male, ovvero del finanziamento
occulto dei partiti, accettando di perdere un po’ del loro potere a vantaggio di quello
del popolo”, e in nome della “dignità democratica”. (I.P.)