La procura di Grosseto impugna la sentenza del tribunale sul via libera alla registrazione
delle nozze gay
La procura di Grosseto ha annunciato che impugnerà la sentenza del tribunale che ha
ordinato al Comune di trascrivere nel registro di stato civile le nozze celebrate
a New York fra due uomini nel 2012. Secondo il tribunale di Grosseto nelle norme italiane
non esiste un divieto esplicito al matrimonio omosessuale. Una “fuga in avanti di
carattere ideologico” che rischia di travolgere l’istituto del matrimonio, è il parere
della Cei. Al microfono di Paolo Ondarza il commento del giurista Alberto
Gambino:
R. - È una decisione
destituita di fondamento perché il nostro codice civile legge il matrimonio come l’unione
tra marito e moglie, e dietro questa accezione c’è dunque la distinzione sessuale
maschio e femmina. Non solo, ma la Corte di Cassazione ancora un anno e mezzo fa aveva
già sentenziato che matrimoni gay stipulati in altri ordinamenti sono privi di effetti
giuridici nell’ordinamento civile italiano.
D. - Secondo il giudice di Grosseto
il matrimonio omosessuale non è contrario alla legislatura italiana all’interno della
quale non esisterebbe un divieto esplicito a questo tipo di unione …
R. - Non
c’è bisogno di un divieto espresso, basta leggere le norme che fanno riferimento a
marito e moglie, alla prole che nasce evidentemente da un uomo e da una donna … Tutta
l’impalcatura civilistica dà per pacifico che si tratti di un uomo e di una donna.
E quando ciò è pacifico, non c’è bisogno di una norma che lo dica espressamente.
D.
- La cosa non sembra poi così pacifica, nel senso che è in atto anche un tentativo
di equiparazione di unioni di vario tipo al matrimonio. C’è da pensare che questa
decisione del giudice di Grosseto posso costituire un precedente?
R. - Direi
di no, perché è vero che c’è in atto questo tentativo di equiparazione, ma lo si sta
facendo nella sede competente: il Parlamento italiano. Parliamo di disegni di legge
i quali dovranno avere un dibattito ampio sia in Parlamento, sia nella cittadinanza
italiana per verificare se si vuole davvero arrivare a questo. Non sarà certo un giudice
di un tribunale a poter dettare una nuova legge, una nuova normativa.
D. -
Mercoledì la Consulta ha abbattuto il divieto della fecondazione eterologa stabilito
dalla Legge 40; nelle stesse ore arrivava questa sentenza del giudice di Grosseto,
mentre il Senato sta esaminando il disegno di legge Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia,
un provvedimento che per molti introdurrebbe il reato di opinione in Italia. Agli
occhi di alcuni osservatori, dietro a tutto questo c’è un attacco all’istituto del
matrimonio …
R. - È in atto un’impostazione culturale che si verifica su più
fronti: quella di valorizzare al massimo i diritti individuali, le libertà come se
fossero sempre assolute e in contrasto con la comunità di appartenenza. Invece il
nostro sistema normativo ha sempre visto la persona come immersa in una comunità,
in relazioni con altri. Tutte queste decisioni e disegni di legge invece valorizzano
soltanto i bisogni individuali, tra l’altro dei soggetti più forti senza preoccuparsi
di preservare invece i soggetti più deboli, come nel caso ad esempio della fecondazione
eterologa, dove si dimentica totalmente che il nascituro, il bambino si troverà davanti
a tre genitori e non a due.
D. - Molti mettono sullo stesso piano la sentenza
sui matrimoni gay di Grosseto con quella sulla fecondazione eterologa. Si dice che
il prossimo passo sia un nuovo pronunciamento della Corte costituzionale anche sui
matrimoni gay …
R. - Questo è un po’ più complesso, perché il nostro Articolo
29 della Carta costituzionale nel parlare di famiglia come società naturale fondata
sul matrimonio, fa riferimento, appunto, ad una società naturale. Ora, per quanto
la si possa interpretare: è naturale l’unione che non dà vita a figli o è artificiale?
La nostra Carta costituzionale mi sembra molto chiara …
D. - A meno che la
legge Scalfarotto, allo studio del Senato, se approvata, non arrivi ad impedire di
poter enunciare questi principi…
R. - Quella legge che dovrebbe contrastare
l’omofobia ha un vulnus nei confronti della libertà d’espressione: arriva a dire che
è reato addirittura l’esprimere apprezzamenti, valori che sono nella direzione del
matrimonio ad uso esclusivo di un uomo e di una donna. Questo già potrebbe ingenerare
la fattispecie di un reato. Quindi tutti gli amanti della libertà e della libertà
di espressione, a prescindere dal loro credo religioso, dalla loro opzione culturale
dovrebbero rifiutare l’impostazione del disegno di legge Scalfarotto.