2014-04-11 07:39:37

La procura di Grosseto impugna la sentenza del tribunale sul via libera alla registrazione delle nozze gay


La procura di Grosseto ha annunciato che impugnerà la sentenza del tribunale che ha ordinato al Comune di trascrivere nel registro di stato civile le nozze celebrate a New York fra due uomini nel 2012. Secondo il tribunale di Grosseto nelle norme italiane non esiste un divieto esplicito al matrimonio omosessuale. Una “fuga in avanti di carattere ideologico” che rischia di travolgere l’istituto del matrimonio, è il parere della Cei. Al microfono di Paolo Ondarza il commento del giurista Alberto Gambino:RealAudioMP3

R. - È una decisione destituita di fondamento perché il nostro codice civile legge il matrimonio come l’unione tra marito e moglie, e dietro questa accezione c’è dunque la distinzione sessuale maschio e femmina. Non solo, ma la Corte di Cassazione ancora un anno e mezzo fa aveva già sentenziato che matrimoni gay stipulati in altri ordinamenti sono privi di effetti giuridici nell’ordinamento civile italiano.

D. - Secondo il giudice di Grosseto il matrimonio omosessuale non è contrario alla legislatura italiana all’interno della quale non esisterebbe un divieto esplicito a questo tipo di unione …

R. - Non c’è bisogno di un divieto espresso, basta leggere le norme che fanno riferimento a marito e moglie, alla prole che nasce evidentemente da un uomo e da una donna … Tutta l’impalcatura civilistica dà per pacifico che si tratti di un uomo e di una donna. E quando ciò è pacifico, non c’è bisogno di una norma che lo dica espressamente.

D. - La cosa non sembra poi così pacifica, nel senso che è in atto anche un tentativo di equiparazione di unioni di vario tipo al matrimonio. C’è da pensare che questa decisione del giudice di Grosseto posso costituire un precedente?

R. - Direi di no, perché è vero che c’è in atto questo tentativo di equiparazione, ma lo si sta facendo nella sede competente: il Parlamento italiano. Parliamo di disegni di legge i quali dovranno avere un dibattito ampio sia in Parlamento, sia nella cittadinanza italiana per verificare se si vuole davvero arrivare a questo. Non sarà certo un giudice di un tribunale a poter dettare una nuova legge, una nuova normativa.

D. - Mercoledì la Consulta ha abbattuto il divieto della fecondazione eterologa stabilito dalla Legge 40; nelle stesse ore arrivava questa sentenza del giudice di Grosseto, mentre il Senato sta esaminando il disegno di legge Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia, un provvedimento che per molti introdurrebbe il reato di opinione in Italia. Agli occhi di alcuni osservatori, dietro a tutto questo c’è un attacco all’istituto del matrimonio …

R. - È in atto un’impostazione culturale che si verifica su più fronti: quella di valorizzare al massimo i diritti individuali, le libertà come se fossero sempre assolute e in contrasto con la comunità di appartenenza. Invece il nostro sistema normativo ha sempre visto la persona come immersa in una comunità, in relazioni con altri. Tutte queste decisioni e disegni di legge invece valorizzano soltanto i bisogni individuali, tra l’altro dei soggetti più forti senza preoccuparsi di preservare invece i soggetti più deboli, come nel caso ad esempio della fecondazione eterologa, dove si dimentica totalmente che il nascituro, il bambino si troverà davanti a tre genitori e non a due.

D. - Molti mettono sullo stesso piano la sentenza sui matrimoni gay di Grosseto con quella sulla fecondazione eterologa. Si dice che il prossimo passo sia un nuovo pronunciamento della Corte costituzionale anche sui matrimoni gay …

R. - Questo è un po’ più complesso, perché il nostro Articolo 29 della Carta costituzionale nel parlare di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, fa riferimento, appunto, ad una società naturale. Ora, per quanto la si possa interpretare: è naturale l’unione che non dà vita a figli o è artificiale? La nostra Carta costituzionale mi sembra molto chiara …

D. - A meno che la legge Scalfarotto, allo studio del Senato, se approvata, non arrivi ad impedire di poter enunciare questi principi…

R. - Quella legge che dovrebbe contrastare l’omofobia ha un vulnus nei confronti della libertà d’espressione: arriva a dire che è reato addirittura l’esprimere apprezzamenti, valori che sono nella direzione del matrimonio ad uso esclusivo di un uomo e di una donna. Questo già potrebbe ingenerare la fattispecie di un reato. Quindi tutti gli amanti della libertà e della libertà di espressione, a prescindere dal loro credo religioso, dalla loro opzione culturale dovrebbero rifiutare l’impostazione del disegno di legge Scalfarotto.







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