Egitto. nuove proteste pro-Morsi. L'analista: la Fratellanza ha doppio volto
In Egitto, forte tensione a Nasr City, a est del Cairo, dove le forze di sicurezza
hanno usato gas lacrimogeni per disperdere una manifestazione in favore del deposto
presidente Morsi. E non si fermano gli scontri nella regione del Delta del Nilo, a
Gharbeya, due componenti dei Fratelli musulmani sono rimasti uccisi in una sparatoria
con la polizia, ucciso dall’esercito anche Nour el Hamedin, uno dei più pericolosi
estremisti islamici dell’area. In questo quadro, i Fratelli musulmani, ormai fuori
legge, ribadiscono che non smetteranno di lottare contro quello che definiscono il
"golpe dei militari". Per un profilo della Fratellanza, Massimiliano Menichetti
ha chiesto l'opinione della prof.ssaValentina Colombo della
"European Foundation for Democracy", ricercatrice di Storia dei Paesi islamici all’Università
Europea di Roma:
R. – Quando
si parla di Fratelli musulmani e movimenti jihadisti, stiamo parlando di due realtà
simili ma completamente diverse. Sono due facce di una stessa medaglia, dove l’obiettivo
è lo stesso: reinsediare il cosiddetto “califfato” islamico, per cui il jihadista
dice: “Io vado direttamente all’attentato”, mentre il fratello musulmano arriva allo
scontro solo in ultima istanza. E’ il caso dell’Egitto oggi e della stessa situazione
di Hamas: in questo momento tutto è lecito. Diciamo che la definizione migliore del
Movimento dei Fratelli musulmani è quella di “estremisti islamici pragmatici”: sono
un Movimento che si adegua in maniera straordinaria alle esigenze contingenti. Quindi,
se possono uscire allo scoperto, escono allo scoperto. Se devono ricorrere alla violenza,
come nel caso dell’Egitto – in quanto a resistenza a un regime dispotico – la violenza
è lecita. Nel momento in cui si trovano, per esempio, in ambito non musulmano, come
in Europa, possiamo dire che mostrano la loro faccia “moderata” di referenti delle
istituzioni.
D. - A livello internazionale, nelle liste nere c’è -
ad esempio - Hamas: ma che relazione c’è tra Hamas e i Fratelli musulmani?
R.
- Il legame è dichiarato: basta leggere lo statuto fondativo di Hamas – tra l’altro
disponibile in Internet, anche in italiano – e leggere l’articolo 2 dove si legge
chiaramente che Hamas è la filiale palestinese dei Fratelli musulmani. Non dimentichiamo
che l’acronimo Hamas significa proprio “movimento di resistenza islamico” nei confronti
ovviamente dello Stato di Israele. I Fratelli musulmani parlano nei loro testi chiaramente
di jihad e il motto dei Fratelli musulmani è un versetto coranico, che corrisponde
alla sura 8, versetto 60, che dice: “Preparate contro di loro forze e cavalli
quanto potete, per terrorizzare il nemico di Dio e vostro e altri ancora, che voi
non conoscete, ma che Dio conosce. E qualsiasi cosa avrete speso sulla via di Dio,
vi sarà ripagata e non vi sarà fatto torto”. E’ un motto che appartiene a una delle
sure che possiamo definire "sure di guerra”: il titolo della sura è
la “Sura del bottino”. Quando si parla di jihad è una sura imprescindibile
ed è una sura che è alla base della teoria della jihad di uno dei più
grandi teorici dei Fratelli musulmani, che è Sayyid Qutb.
D. - Questa analisi
mostra quanto, in realtà, la posizione dei Fratelli musulmani non sia confinata solamente
all’Egitto…
R. - E’ un fenomeno che mira chiaramente a porre, diciamo, l’islam
come religione mondiale. L’islam deve raggiungere il potere. Io ho qui, davanti a
me, un testo che riporta un documento, che risale al 1982, che si intitola “Verso
una strategia mondiale per la politica islamica”. E’ un documento che era stato trovato
dalla Polizia svizzera in casa di uno dei principali finanziatori del Movimento dei
Fratelli musulmani, Yusuf Nada. In questo documento, si legge chiaramente tutta la
tattica per arrivare al potere: non a livello locale, ma a livello internazionale.
E non solo nel mondo islamico, ma anche al di fuori di questo.
D. - Però,
la comunità internazionale stenta a riconoscere questo processo…
R. - Io credo
ci sia molta paura che una loro messa al bando, una loro repressione, un loro inserimento
nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, possa far scatenare anche gli altri,
cioè i Fratelli musulmani che risiedono sui nostri territori.