2014-04-11 15:11:36

Egitto. nuove proteste pro-Morsi. L'analista: la Fratellanza ha doppio volto


In Egitto, forte tensione a Nasr City, a est del Cairo, dove le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni per disperdere una manifestazione in favore del deposto presidente Morsi. E non si fermano gli scontri nella regione del Delta del Nilo, a Gharbeya, due componenti dei Fratelli musulmani sono rimasti uccisi in una sparatoria con la polizia, ucciso dall’esercito anche Nour el Hamedin, uno dei più pericolosi estremisti islamici dell’area. In questo quadro, i Fratelli musulmani, ormai fuori legge, ribadiscono che non smetteranno di lottare contro quello che definiscono il "golpe dei militari". Per un profilo della Fratellanza, Massimiliano Menichetti ha chiesto l'opinione della prof.ssa Valentina Colombo della "European Foundation for Democracy", ricercatrice di Storia dei Paesi islamici all’Università Europea di Roma:RealAudioMP3

R. – Quando si parla di Fratelli musulmani e movimenti jihadisti, stiamo parlando di due realtà simili ma completamente diverse. Sono due facce di una stessa medaglia, dove l’obiettivo è lo stesso: reinsediare il cosiddetto “califfato” islamico, per cui il jihadista dice: “Io vado direttamente all’attentato”, mentre il fratello musulmano arriva allo scontro solo in ultima istanza. E’ il caso dell’Egitto oggi e della stessa situazione di Hamas: in questo momento tutto è lecito. Diciamo che la definizione migliore del Movimento dei Fratelli musulmani è quella di “estremisti islamici pragmatici”: sono un Movimento che si adegua in maniera straordinaria alle esigenze contingenti. Quindi, se possono uscire allo scoperto, escono allo scoperto. Se devono ricorrere alla violenza, come nel caso dell’Egitto – in quanto a resistenza a un regime dispotico – la violenza è lecita. Nel momento in cui si trovano, per esempio, in ambito non musulmano, come in Europa, possiamo dire che mostrano la loro faccia “moderata” di referenti delle istituzioni.

D. - A livello internazionale, nelle liste nere c’è - ad esempio - Hamas: ma che relazione c’è tra Hamas e i Fratelli musulmani?

R. - Il legame è dichiarato: basta leggere lo statuto fondativo di Hamas – tra l’altro disponibile in Internet, anche in italiano – e leggere l’articolo 2 dove si legge chiaramente che Hamas è la filiale palestinese dei Fratelli musulmani. Non dimentichiamo che l’acronimo Hamas significa proprio “movimento di resistenza islamico” nei confronti ovviamente dello Stato di Israele. I Fratelli musulmani parlano nei loro testi chiaramente di jihad e il motto dei Fratelli musulmani è un versetto coranico, che corrisponde alla sura 8, versetto 60, che dice: “Preparate contro di loro forze e cavalli quanto potete, per terrorizzare il nemico di Dio e vostro e altri ancora, che voi non conoscete, ma che Dio conosce. E qualsiasi cosa avrete speso sulla via di Dio, vi sarà ripagata e non vi sarà fatto torto”. E’ un motto che appartiene a una delle sure che possiamo definire "sure di guerra”: il titolo della sura è la “Sura del bottino”. Quando si parla di jihad è una sura imprescindibile ed è una sura che è alla base della teoria della jihad di uno dei più grandi teorici dei Fratelli musulmani, che è Sayyid Qutb.

D. - Questa analisi mostra quanto, in realtà, la posizione dei Fratelli musulmani non sia confinata solamente all’Egitto…

R. - E’ un fenomeno che mira chiaramente a porre, diciamo, l’islam come religione mondiale. L’islam deve raggiungere il potere. Io ho qui, davanti a me, un testo che riporta un documento, che risale al 1982, che si intitola “Verso una strategia mondiale per la politica islamica”. E’ un documento che era stato trovato dalla Polizia svizzera in casa di uno dei principali finanziatori del Movimento dei Fratelli musulmani, Yusuf Nada. In questo documento, si legge chiaramente tutta la tattica per arrivare al potere: non a livello locale, ma a livello internazionale. E non solo nel mondo islamico, ma anche al di fuori di questo.

D. - Però, la comunità internazionale stenta a riconoscere questo processo…

R. - Io credo ci sia molta paura che una loro messa al bando, una loro repressione, un loro inserimento nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, possa far scatenare anche gli altri, cioè i Fratelli musulmani che risiedono sui nostri territori.







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