2014-04-10 16:57:34

Fmi e Ue soddisfatti per il ritorno della Grecia sul mercato dei capitali


C'è forte soddisfazione nel governo greco per il successo dell'asta odierna di 3 miliardi di euro in titoli a cinque anni, che segna il ritorno di Atene sul mercato dei capitali. Neppure l’attentato di questa notte di fronte la Banca di Grecia, nel centro della capitale, ha offuscato l’operazione finanziaria. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

La Grecia è "sulla buona strada" e l'accoglienza del mercato alla prima emissione di titoli poliennali "lo dimostra". Questo il commento di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), a proposito del ritorno di Atene sui mercati obbligazionari dopo un'assenza di quattro anni, con il lancio di bond a cinque anni da 3 miliardi di euro, con un tasso al 4,95%, accolto dagli investitori con una domanda 8 volte superiore all'offerta. Sulla stessa linea la Commissione europea, che legge nell’asta di oggi "un segnale importante per l'economia greca che sta riguadagnando la fiducia degli investitori e riflette - nelle parole del vicepresidente, l’estone Siim Kallas - l'effetto positivo delle ampie riforme portate avanti" dal Paese fin dal 2010. I dati sul lavoro, peraltro, indicano un nuovo leggero calo del tasso di disoccupazione, che a gennaio è passato al 26,7% dal 27,2% di dicembre. Il governo greco, soddisfatto per il rilancio finanziario, ha intanto fatto sapere di aver proceduto con l’operazione senza esitazioni, nonostante l’attentato di stanotte - un’autobomba è esplosa davanti la sede della Banca centrale ad Atene, fortunatamente senza feriti - il cui intento "era di cambiare l'immagine del Paese e la sua agenda", ha detto il portavoce dell’esecutivo, Simos Kedikeglou.

Su quanto accaduto in Grecia, Massimiliano Menichetti ha chiesto l'opinione di Angelo Baglioni, professore di economia alla Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – Sicuramente, c’è stato qualche miglioramento per la prospettiva dell’economia greca con gli ultimi dati, i più recenti, anche con le previsioni del Fondo monetario che prevedono il ritorno alla crescita per quest’anno e soprattutto per l’anno prossimo. Credo ci siano anche aspetti tecnici da tenere in considerazione dietro questo successo: questa emissione di bond è stata fatta sotto il diritto britannico, quindi internazionale, e ciò dovrebbe consentire a questi titoli di essere al riparo da eventuali ristrutturazioni, cioè tagli di valore, come quelli che furono fatti due anni fa sul debito greco, per intenderci. Quindi, questo è un elemento che probabilmente ha contribuito a questa forte domanda e al successo delle operazioni. L’altro elemento è che ricordiamo che, dopo quella ristrutturazione, i partner europei, l’Eurogruppo, hanno sempre lasciato intendere che se vi dovesse essere un’ulteriore ristrutturazione, sarebbe a carico dei cosiddetti “creditori ufficiali”, cioè degli Stati europei, del Fondo monetario e del Fondo di stabilità europeo che ha concesso i prestiti. Quindi, questi sono due elementi che danno tranquillità a chi ha sottoscritto questi titoli.

D. – Nel giorno in cui la Grecia ricolloca sul mercato i propri titoli di Stato, esplode una bomba ad Atene davanti alla Banca Centrale. Sempre nello stesso giorno, si rileva anche un calo del tasso di disoccupazione che è passato a gennaio al 26,7% dal 27,2% – comunque un dato sempre alto. Insomma, in Grecia rimane la crisi…

R. – Assolutamente sì. Il successo di questa emissione di bond è, come dicevo prima, legato ad alcuni fattori tecnici e a un miglioramento relativo delle prospettive di crescita della Grecia. Ciò non toglie che, al momento, sia un Paese stremato, nel quale il prodotto interno lordo si è ridotto di un quarto negli ultimi tre-quattro anni e dove la disoccupazione è a livelli altissimi… Quindi, tra l’altro, una certa prudenza bisogna averla perché c’è un malcontento sociale in Grecia che naturalmente non è detto che rimanga sotto controllo.

D. – Ma, secondo lei, si sta andando nella direzione giusta per uscire dalla crisi?

R. – Io credo di sì. Sicuramente, rispetto a due-tre anni fa i rischi dell’area euro si sono ridotti enormemente. Però, bisogna tener presente che i rischi ci sono ancora: sono diminuiti ma, naturalmente, ci sono ancora.







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