2014-04-10 14:11:55

Centrafrica: 12 mila caschi blu per ristabilire ordine e sicurezza nel Paese


Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all' unanimità l'invio di 12mila caschi blu nella Repubblica Centrafricana per ristabilire l’ordine e la sicurezza nel Paese dove è in corso una sorta di "pulizia etnico-religiosa”. La missione Onu sostituirà a partire dal 15 settembre prossimo i 6mila peace keeper dell'Unione africana già presenti. Veronica Giacometti ha intervistato Luigi Serra, docente di Lingua e Letteratura Berbera all’Università degli Studi di Napoli, l’“Orientale”: RealAudioMP3

R. – Una decisione che diverrebbe operativa a settembre prossimo. Uno si chiede se a fronte della presa d’atto di una situazione a dir poco drammatica per la continuità e l’incidenza in profondità dei danni sulla popolazione locale in Centrafrica – in un luogo che non a caso tradisce l’importanza del luogo con l’aggettivo “centro”, ma del Centro-Africa, terra di disagi, di cruenti scontri interetnici e internazionali tra Paesi e Paesi limitrofi – uno si chiede: da qui a settembre, la previsione di stanziamento di 12 mila caschi blu in Centrafrica quale certezza di successo può avere? Quindi, sarebbe beneaugurante immaginare che l’Onu decida per questo intervento, ma che non decida soltanto per un’operazione di facciata.

D. – Quale sarebbe, dunque, il beneficio per la Repubblica Centrafricana, della presenza dei Caschi blu?

R. – Frena soltanto l’uso delle armi, ne limita gli esiti cruenti, ma non risolve i problemi a sostrato politico o politico-culturale. Gli interventi dell’Onu, con i caschi blu, più che "celestiali" sono terrestri, pragmatici, con intervento - al seguito dei caschi blu - di natura prettamente economica ed umanitaria, retta naturalmente dagli Stati interessati a riappacificare la situazione in Centrafrica, e dalle grandi holding internazionali, un po’ meno sensibili a sfruttare le risorse del luogo ma a pensare alla popolazione.

D. – Qual è la situazione generale della popolazione civile? Come vive tutto ciò?

R. – Innanzitutto, in uno stato mortificante di assuefazione ai disordini, alle drammatiche situazioni anche di natura cruenta che la popolazione, giorno dopo giorno, vive o si aspetta; ma probabilmente auspicando nell’intimo un rasserenamento della gestione politica dell’area del Paese. Quindi, vive con disillusione, con tensione, con paura e senza fiducia nel presente e nel futuro, alla luce del passato.







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