2014-04-09 20:18:28

La Consulta: illegittimo il divieto di fecondazione eterologa. Giuristi per la Vita: ultima picconata alla Legge 40


Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 che vieta il ricorso a un donatore esterno di gameti nei casi di infertilità assoluta. Sconcerto e timore per le conseguenze vengono espresse dalla Pontificia Accademia per la vita. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Cade il divieto di fecondazione assistita eterologa. Così si è espressa la Consulta dopo che i tribunali di Milano, Catania e Firenze avevano sollevato dubbio di costituzionalità. D’ora in poi sarà dunque possibile ricorrere al materiale genetico di un terzo donatore se uno dei due partner è sterile. Cauto il commento del ministro della salute Lorenzin, per la quale “l’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti, ma necessita una condivisione parlamentare più ampia”. Il Movimento per la Vita parla di introduzione di un principio fortemente lesivo del diritto dei figli; l’Associazione Scienza e Vita paventa il ritorno al far west procreatico che in questi ultimi dieci anni era stato possibile contenere. E nel suo sito web Famiglia cristiana titola: "fecondazione selvaggia per tutti", definendo quella della Consulta una sentenza choc non inaspettata, ma che rappresenta, scrive il settimanale dei Paolini, “l’ultima follia italiana”.

Paolo Ondarza ha raccolto il commento di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita:RealAudioMP3

R. - E’ una pronuncia grave! La norma che è stata dichiarata costituzionalmente illegittima, in realtà - anche se non è una legge cattolica - salvaguardava i nascituri e il loro diritto a conoscere le proprie origini, anche al fine di tutelare l’identità personale, oltre che garantirne la tutela sanitaria e sociale, da una parte; e, dall’altra, evitava il lucroso commercio di gameti che va sotto il falso nome di donazione e il conseguente sfruttamento delle donne.

D. - La legge 40 - il cui tema è assolutamente delicato e complesso - ha visto da sempre attorno a sé un dibattito acceso su questioni etiche, sociali e anche ideologiche…

R. - Sì! Se noi consideriamo che la Legge 40, nei suoi 10 anni, ha subito 31 interventi della Corte Costituzionale che hanno completamente stravolto la prospettiva antropologica che stava alla base della ratio, noi ci dobbiamo chiedere chi legifera in questo Paese: il Parlamento democraticamente eletto o la Corte Costituzionale?

D. - Presidente Amato, la pronuncia - secondo chi l’ha sostenuta e l’ha votata - fa riferimento a una disparità che si sarebbe venuta a creare tra le coppie che accedono all’omologa, consentita dalla Legge 40, e quelle che si vedono negate il ricorso all’eterologa…

R. - Non è un approccio corretto, perché la fecondazione assistita, medicalmente assistita secondo la prospettiva Legge 40, aveva dei criteri e dei paletti molto precisi, che ponevano un freno alla moltiplicazione delle figure genitoriali, con tutte le conseguenti ripercussioni negative, anche sulla stessa identificazione biospichica del nascituro. Era tutta improntata ad una responsabilità procreativa di una coppia uomo-donna, che è la condizione minima per la stabilità del nascituro! Per cui c’erano una serie di paletti: persone di sesso diverso, conviventi, non fertili... Purtroppo sono saltati!

D. - Neanche il tema della fuga - chiamiamola così - all’estero di tante coppie, in quei Paesi in cui l’eterologa è legale, può essere in qualche modo una spiegazione o una motivazione a suffragio di questa pronuncia?

R. - Assolutamente no! Che cosa significa la fuga all’estero? Una cosa che oggettivamente è ingiusta e vietata, il fatto che in altri Paesi sia consentita… No, questo non è un ragionamento che tiene! Se una norma è ingiusta, lo è e a prescindere dal fatto che in altri Paesi sia consentita.

D. - A questo punto la Legge 40 che validità ha?

R. - Ce lo chiediamo! Questa è l’ultima picconata, probabilmente la più grave, ad una legge che non è più quella che è stata approvata dal Parlamento.







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