Il Medio Oriente visto a Firenze: al via "Middle East Now"
"Middle East Now": è il titolo dell’unico festival in Italia interamente dedicato
al Medio Oriente contemporaneo, che si tiene da oggi al 14 aprile a Firenze. Attraverso
film, documentari, fotografie, incontri ed eventi culturali vuole proporre un viaggio
nei Paesi e nelle società della regione mediorientale, dal Libano ai Territori palestinesi,
dalla Giordania a Israele, dalla Siria fino ad arrivare all’Afghanistan. L’edizione
2014, la quinta, presenta un programma di ben 52 proiezioni. Al microfono di Giada
Aquilino, ce ne parla Roberto Ruta, fondatore e direttore artistico di
‘Middle East Now’:
R. - Si tratta
di una full immersion nella cinematografia contemporanea che viene un po’ da
tutti i Paesi dell’area mediorientale. Sono pellicole che normalmente vincono premi
ai festival internazionali, che quindi hanno una grande risonanza all’estero, ma che
purtroppo in Italia non vengono distribuite. Quindi cerchiamo di portarle in anteprima
a Firenze. Crediamo che il cinema, le arti visive, le immagini in generale ci diano
la possibilità di raccontare in modo forte quella che è la vera realtà dei Paesi mediorientali,
andando oltre quelli che sono gli stereotipi e i pregiudizi che invece molto spesso
arrivano dai mass media: si parla sempre di attacchi kamikaze, di burqa... In realtà
in questi Paesi c’è gente che quotidianamente crea, c’è un grande fermento, una grande
vitalità. Noi cerchiamo di raccontarla attraverso il cinema, ma anche attraverso delle
mostre. Infatti in questa edizione presentiamo tre progetti espositivi. Il primo si
chiama Occupied pleasures: si tratta di una mostra di una fotografa palestinese,
Tanya Habjouqa, progetto fotografico sui piccoli piaceri quotidiani della vita dei
palestinesi che vivono nella West Bank e a Gaza. Sono scatti di grande potenza visiva.
L’altro progetto che presentiamo si chiama Persia mon amour del fotografo Edoardo
Delille e del giornalista Jacopo Storni. Si tratta di una mostra-reportage sul microcosmo
della Firenze iraniana. Firenze è la città con la più grande popolazione di iraniani
in Italia: quindi abbiamo pensato di raccontare come vivono gli iraniani di Firenze
e come guardano al loro Paese, scegliendo di ritrarne oltre 20 e di raccontare le
loro storie. Altro progetto che presenteremo è quello dedicato ai fumetti. Si chiama
The comic life of Beirut: attraverso la matita di due giovani illustratori
libanesi - Raphaelle Macaron e Joseph Kai - racconta le vicissitudini tragicomiche
del vivere a Beirut.
D. - Al centro del programma c’è la prima retrospettiva
su Hany Abu-Assad, regista palestinese nuovamente candidato agli Oscar con Omar.
Che realtà traspare dai suoi film?
R. - Hany Abu-Assad è innanzi tutto un grande
regista, uno dei più talentuosi esponenti del cinema di tutto il mondo arabo. Nei
suoi film cerca di raccontare la quotidianità di storie che accadono soprattutto in
Palestina, la sua terra natale. La maestria con la quale riesce a trasfigurare e rendere
arte estetica queste storie, lo ha portato nel corso della sua carriera ad essere
candidato per ben due volte al premio Oscar, sforato la prima volta nel 2005 con Paradise
now. A Firenze Hany Abu-Assad presenta il suo ultimo film, Omar, candidato
agli Oscar 2014 insieme al nostro Paolo Sorrentino. Anche Omar è una storia
molto forte, molto potente: il protagonista è Omar, appunto, un panettiere che vive
in Cisgiordania e che ogni giorno è costretto ad attraversare il muro per andare a
lavorare e per andare a trovare la ragazza che ama. Ad un certo punto sarà coinvolto
in una sparatoria con l’esercito israeliano; sarà arrestato e inizierà un percorso
tortuoso e difficile nel quale verrà anche accusato di collaborazionismo con le forze
israeliane.
D. - Verrà proiettato pure un documentario su Homs. Tre anni di
guerra in Siria cosa hanno prodotto da un punto di vista di immagini, di reportage,
di sensazioni?
R. - Return to Homs, di Talal Derki, è sicuramente uno
dei documentari più forti, che raccontano la situazione della guerra civile in Siria.
Le immagini che emergono da Return to Homs sono devastanti. I due protagonisti
principali sono: l’ex portiere della nazionale siriana che ad un certo punto, da dimostrante,
diventa un leader carismatico dei rivoluzionari; l’altro protagonista è un giornalista.
Entrambi si battono per rivendicare la liberazione del loro Paese.