Card. Scola: "Quante madri ripropongono la pietà che salva il mondo"
Il buon ladrone “è la figura della speranza cristiana, cioè dell’attesa certa di un
bene futuro - come la definiva il grande Tommaso d’Aquino. Che cos’è, infatti, il
regno se non la condizione di compimento di ogni desiderio di bene per la nostra vita,
per quella dei nostri cari e per quella di tutta la famiglia umana?”. Lo ha detto,
ieri sera, il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nella catechesi della quarta
e ultima Via Crucis nei martedì di Quaresima. Il filo conduttore delle quattro serate
- riferisce l'agenzia Sir - è stato “Lo spettacolo della Croce”; “Oggi sarai nel Paradiso”
il tema centrale della riflessione di ieri del porporato, nel commentare le Stazioni
XII, XIII e XIV della Via Crucis.
La risposta di Gesù all’invocazione del
buon ladrone “sorpassa ogni speranza, perché brucia ogni rinvio al futuro con quell’impressionante:
Oggi con me sarai nel Paradiso’”. Infatti, “Gesù, anche nel momento più buio dell’umana
esistenza, quello in cui sta per essere ghermito dalla morte con il corpo straziato
dalle sofferenze più atroci e il cuore pieno di angoscia, non cede il suo essere-in-relazione.
Continua ad amare e grida con le parole del Salmo 31: Padre, nelle tue mani consegno
il mio spirito’”. Dunque, “fin dal Calvario questa potenza generatrice di amore propria
della croce si attesta nella fede del centurione e nella decisione di conversione
della folla”.
“La morte di Gesù - ha spiegato il card. Scola - è un evento
cosmico e liturgico (il velo di separazione, costituito dal peccato, viene lacerato
dalla misericordia di Dio); sotto la Croce ha inizio la Chiesa dei pagani: il comandante
romano del plotone di esecuzione fa la sua professione di fede in Cristo”. Commentando
la deposizione di Gesù dalla croce, il porporato ha osservato: “Il grembo di Maria,
in ideale continuità con la Croce, ora si fa altare, dove la Vittima immolata viene
offerta per la salvezza di tutti gli uomini. Quante madri - dalle prime dei Santi
Innocenti fino a quelle di Plaza de Mayo e a quelle delle vittime della violenza che
non cessa di insanguinare il mondo - ripropongono questa Pietà elargita che salva
il mondo...!”.
Infine, l’ultima Stazione: “La resurrezione della carne è un
caposaldo della nostra fede. Noi non crediamo solo nella immortalità dell’anima, ma
anche nella resurrezione dei corpi. È questo un tratto distintivo della nostra fede”.
“Da qui - contrariamente alla convinzione di Nietzsche, secondo il quale il cristianesimo
disprezza, condanna e umilia il corpo, e al pensiero improntato ad una visione dualistica
- deriva una radicale valorizzazione del corpo, nella sua totalità unificata di anima
e di corpo”, ha concluso il cardinale. (R.P.)