Indonesia: dai vescovi un appello al voto secondo valori "etici e morali"
In vista delle elezioni generali di domani, in cui verrà rinnovata la Camera dei deputati
(Dpr), i vescovi indonesiani hanno lanciato un appello contro astensione e non voto,
invitando i fedeli a farsi guidare nella scelta da "valori etici e morali". In questi
giorni - riferisce l'agenzia AsiaNews - la Conferenza episcopale (Kwi) - su impulso
del presidente mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Jakarta, e del segretario generale
mons. Johannes Pujasumarta, arcivescovo di Semarang - auspica una scelta "consapevole
e intelligente", oltre che unitaria per scongiurare la dispersione del voto cattolico.
Nella lettera pastorale inviata ai fedeli, i vertici della Kwi esortano le comunità
sparse nel Paese a far valere e usare i diritti civili, piuttosto che far trionfare
"l'imperante scetticismo" che avvolge politica e classe dirigente di vari livelli.
Il
2014 sarà un anno cruciale per il futuro politico, sociale ed economico dell'Indonesia.
La nazione è chiamata due volte al voto in pochi mesi, per rinnovare il Parlamento
(9 aprile) e scegliere il futuro capo di Stato ed il suo vice (9 luglio). In molti
criticano la presenza delle "solite facce" e auspicano un rinnovamento reale della
politica. I recenti casi di corruzione e malaffare che hanno visto coinvolti politici,
amministratori e figure di primo piano delle istituzioni, hanno acuito la distanza
fra "Palazzo e popolo".
Da qui l'invito dei vescovi al voto partecipato e responsabile:
"Il vostro voto è importante - avvertono i prelati nella lettera pastorale - perché
quanti saranno designati attraverso le elezioni generali, tracceranno il futuro della
nazione e toccheranno tra gli altri il benessere sociale ed economico della nazione".
Per questo, continuano, "fate valere i vostri diritti civili e partecipate alla vita
politica della nazione, per delinearne in prima persona il futuro". "Essere 'Golput'
(riferimento in lingua locale alla categoria degli astensionisti, ndr) significa semplicemente
perdere l'opportunità di partecipare al programma di miglioramento del Paese".
Nel
contesto della lettera pastorale, i prelati hanno individuato anche alcune "linee
guida" generali per tracciare candidati degni di essere scelti: mentalità di larghe
vedute e nazionaliste; politicamente e moralmente "pulite", senza vicende di corruzione
e abusi alle spalle; generosi e "ospitali", ma non per tornaconto; che non guardano
alla politica per denaro; impegnati a costruire un futuro fondato sui Pancasila e
sul pluralismo, unità e apertura già tracciati dalla Costituzione nazionale del 1945.
Sempre
in questi giorni il vescovo di Purwokerto mons. Julianus Sunarka ha incontrato - nel
corso di una riunione a porte chiuse - dozzine di candidati cattolici, invitandoli
a continuare la loro opera all'insegna dell'onestà, del rigore, dell'attenzione ai
problemi più urgenti dei cittadini. L'Indonesia è la nazione musulmana (sunnita) più
popolosa al mondo (l'86% professa l'islam) e, pur garantendo fra i principi costituzionali
le libertà personali di base (fra cui il culto), diventa sempre più teatro di violenze
e abusi contro le minoranze. I cristiani sono il 5,7% della popolazione, i cattolici
poco più del 3%, l'1,8% è indù e il 3,4% professa un'altra religione. La Costituzione
sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze
e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell'islam,
come ad Aceh. (R.P.)