2014-04-07 12:55:25

Pakistan. Paul Bhatti: “Risposte concrete contro le ingiuste condanne a morte per blasfemia"


"Siamo dispiaciuti per quello che sta succedendo in Pakistan. La All Pakistan Minorities Alliance (Apma) respinge con forza queste condanne. Ora servono risposte concrete: per prima cosa, bravi avvocati che siano all'altezza della difesa [degli imputati]". È quanto sottolinea all’agenzia AsiaNews Paul Bhatti, ex ministro federale per l'Armonia nazionale e leader Apma, commentando le recenti condanne a morte contro i cristiani per 'presunti' reati di blasfemia. L'ultima vicenda è emersa nel fine settimana e riguarda una coppia originaria del Punjab, finita nel braccio della morte per aver inviato - secondo l'accusa - un sms contenente insulti verso il profeta Maometto. Già nei giorni scorsi la Chiesa cattolica pakistana, insieme ad attivisti cristiani e musulmani, aveva celebrato a più riprese momenti di digiuno e preghiera per Sawan Masih ed Asia Bibi, due vittime della "legge nera", condannate a morte e in attesa del processo di appello.

Interpellato da AsiaNews Paul Bhatti - fratello dell'ex ministro federale per le Minoranze Shahbaz, massacrato dagli estremisti islamici nel marzo 2011 per essersi opposto agli abusi perpetrati in nome delle leggi sulla blasfemia - spiega che "è necessario individuare un bravo legale, se possibile musulmano, per provare l'innocenza degli accusati". Il leader Apma, che ha raccolto l'eredità di Shahbaz, aggiunge inoltre che è necessario "parlare con personalità islamiche influenti" per smontare i capi di imputazione e far emergere la verità. "Ad oggi - continua - secondo l'inchiesta della polizia risultano colpevoli e i giudici, dietro pressioni dei fondamentalisti decidono per la condanna a morte".

Bhatti manifesta ottimismo perché "abbiamo ancora varie possibilità di appello, fino ad arrivare alla Corte suprema". Egli, come in passato, non rinuncia però ad accusare le Ong e altri gruppi che "vivono di queste vicende e fanno più male che bene, presentando avvocati giovani e spesso mal retribuiti, che in tribunale si rivelano poco influenti". Per l'ex ministro è una "triste realtà, perché questi casi di blasfemia possono essere risolti in modo positivo", come avvenuto per la giovane Rimsha Masih per la quale lo stesso Bhatti si era speso in prima persona. "Di recente ho contattato vari imam e un ministro federale per gli Affari religiosi - conclude - siamo all'inizio ma con un sostegno concreto e buona volontà ce la faremo".

Il vescovo di Islamabad/Rawalpindi si scaglia contro le nuove condanne per blasfemia. "Fa male vedere che a una sola settimana di distanza da una incriminazione ai danni di una persona - sottolinea ad AsiaNews mons. Rufin Anthony - un'altra coppia sia condannata a morte. Il vescovo annuncia un nuovo giorno di digiuno e preghiera per mercoledì 9 aprile "per tutti quelli rinchiusi nel braccio della morte". Un appello cui si unisce la Masihi Foundation and Life for All Pakistan, che annuncia una "manifestazione di protesta pacifica" per la giornata. (R.P.)







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