Pakistan. Paul Bhatti: “Risposte concrete contro le ingiuste condanne a morte per
blasfemia"
"Siamo dispiaciuti per quello che sta succedendo in Pakistan. La All Pakistan Minorities
Alliance (Apma) respinge con forza queste condanne. Ora servono risposte concrete:
per prima cosa, bravi avvocati che siano all'altezza della difesa [degli imputati]".
È quanto sottolinea all’agenzia AsiaNews Paul Bhatti, ex ministro federale per l'Armonia
nazionale e leader Apma, commentando le recenti condanne a morte contro i cristiani
per 'presunti' reati di blasfemia. L'ultima vicenda è emersa nel fine settimana e
riguarda una coppia originaria del Punjab, finita nel braccio della morte per aver
inviato - secondo l'accusa - un sms contenente insulti verso il profeta Maometto.
Già nei giorni scorsi la Chiesa cattolica pakistana, insieme ad attivisti cristiani
e musulmani, aveva celebrato a più riprese momenti di digiuno e preghiera per Sawan
Masih ed Asia Bibi, due vittime della "legge nera", condannate a morte e in attesa
del processo di appello.
Interpellato da AsiaNews Paul Bhatti - fratello dell'ex
ministro federale per le Minoranze Shahbaz, massacrato dagli estremisti islamici nel
marzo 2011 per essersi opposto agli abusi perpetrati in nome delle leggi sulla blasfemia
- spiega che "è necessario individuare un bravo legale, se possibile musulmano, per
provare l'innocenza degli accusati". Il leader Apma, che ha raccolto l'eredità di
Shahbaz, aggiunge inoltre che è necessario "parlare con personalità islamiche influenti"
per smontare i capi di imputazione e far emergere la verità. "Ad oggi - continua -
secondo l'inchiesta della polizia risultano colpevoli e i giudici, dietro pressioni
dei fondamentalisti decidono per la condanna a morte".
Bhatti manifesta ottimismo
perché "abbiamo ancora varie possibilità di appello, fino ad arrivare alla Corte suprema".
Egli, come in passato, non rinuncia però ad accusare le Ong e altri gruppi che "vivono
di queste vicende e fanno più male che bene, presentando avvocati giovani e spesso
mal retribuiti, che in tribunale si rivelano poco influenti". Per l'ex ministro è
una "triste realtà, perché questi casi di blasfemia possono essere risolti in modo
positivo", come avvenuto per la giovane Rimsha Masih per la quale lo stesso Bhatti
si era speso in prima persona. "Di recente ho contattato vari imam e un ministro federale
per gli Affari religiosi - conclude - siamo all'inizio ma con un sostegno concreto
e buona volontà ce la faremo".
Il vescovo di Islamabad/Rawalpindi si scaglia
contro le nuove condanne per blasfemia. "Fa male vedere che a una sola settimana di
distanza da una incriminazione ai danni di una persona - sottolinea ad AsiaNews mons.
Rufin Anthony - un'altra coppia sia condannata a morte. Il vescovo annuncia un nuovo
giorno di digiuno e preghiera per mercoledì 9 aprile "per tutti quelli rinchiusi nel
braccio della morte". Un appello cui si unisce la Masihi Foundation and Life for All
Pakistan, che annuncia una "manifestazione di protesta pacifica" per la giornata.
(R.P.)