L'attore Vincenzo Bocciarelli legge a Roma la vita di Igino Giordani
La vita dell’intellettuale e politico cattolico, il Servo di Dio Igino Giordani, ha
concluso ieri sera la serie di letture quaresimali dedicate ai "Ritratti di Santi"
nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. Le biografie scritte dal padre
carmelitano Antonio Maria Sicari sono state recitate anche quest’anno da diversi attori
professionisti. Ieri, è stata la volta di Vincenzo Bocciarelli, volto storico
di questa iniziativa. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Questo
è l’ottavo anno, mi sembra, che mi trovo a vivere questa bellissima esperienza nella
Chiesa di Santa Maria della Vittoria. Per me, da attore, poter dare voce a queste
parole, a queste rievocazioni di ritratti, di figure così importanti che hanno lasciato
un segno, è un grande privilegio. Per questo invito anche i giovani a venire ad ascoltare,
a scoprire la vita di un personaggio come Igino Giordani perché è un esempio di costanza,
di senso di sacrificio, di generosità. C’è un momento particolare che racconterò questa
sera, che è la triste occasione della guerra: di fronte all’avversario egli non se
la sentì di sparare e uccidere il nemico. E’ da lì che in seguito, in futuro, si batterà
molto per l’abolizione della recluta del militare.
D. – Un uomo veramente libero,
diceva: “La libertà non sta nel fare quello che si vuole ma sta nel fare il bene,
è libertà dal male…”
R. – Eh sì. Questo è il dono della fede che ci rende liberi
da tutti gli orpelli, dall’inutilità, da tutte le pesantezze che, invece, spesso ci
rattristano, ci deprimono. In un’epoca in cui si tende facilmente anche alla depressione,
la fede è un grande balsamo per l’anima.
D. – E questo Igino Giordani lo ha
testimoniato davvero con la sua vita. Lui diceva la crisi del nostro tempo si deve
a tanti motivi ma si riassumono tutti in uno solo: la penuria d’amore. Questo da un
po’ l’idea di quella che era la sua fiducia nell’umanità, nella possibilità di costruire
un mondo migliore a partire dai rapporti interpersonali…
R. – Sì, perché il
rapporto interpersonale è una cellula che poi si riflette in tutta l’umanità, nei
rapporti internazionali, interraziali. L’importanza che ci dà l’esempio della vita
di Gino Giordani è questo dare, dare senza pensare di ricevere. Il più grande esempio
di capacità di donarsi che ci ha dato nostro Signore con il sacrificio della propria
vita sulla croce è un esempio che ci deve ricordare continuamente che piuttosto che
adagiarci sui pessimismi, dobbiamo cercare di vivere la donazione con ottimismo.
D.
– Ma che cosa vuol dire la fede per un attore come lei?
R. – Bella domanda!
Questo spesso me lo chiedo! Soprattutto la mattina quando mi sveglio e la sera quando
si chiude una giornata. Cerco innanzitutto di poter umilmente essere utile al prossimo,
attraverso il mio lavoro e, soprattutto, un altro elemento importante è il senso di
aggregazione, perché da soli, come dice Papa Francesco, non si va da nessuna parte.
D.
– Parlando della sua vita di attore dopo Ritratti di Santi ci sono progetti particolari?
R.
– Sì, ci sono belle cose in cantiere, mi auguro che con l’aiuto di nostro Signore
possa affrontare nuovi ruoli. Mi piace tantissimo affrontare la poliedricità degli
aspetti dell’essere umano. Dovrei affrontare una nuova fiction verso giugno, un ritorno
anche al cinema, dopo la mia esperienza in India a Bollywood come primo attore europeo
protagonista di un film indiano, e poi tanto teatro.