Lago Ciad: per salvarlo chiesti fondi e cordinamento
Per salvare il Lago Ciad serve subito un intervento coordinato dei Paesi della regione,
delle istituzioni multilaterali e della comunità internazionale in genere: è il messaggio
giunto da Rimini, al termine di una conferenza organizzata dalla Fondazione per la
collaborazione dei popoli presieduta da Romano Prodi.
Un incontro - riferisce
l'agenzia Misna - che ha permesso di rivolgere appelli, ma anche di prendere nota
di impegni concreti a sostegno di un piano quinquennale di salvaguardia e “rivitalizzazione”
approvato nel 2012 a N’Djamena. Un piano messo a punto dalla Commissione per il bacino
del Lago Ciad, organismo al quale aderiscono i quattro Paesi rivieraschi (Nigeria,
Niger, Camerun e Ciad) con l’aggiunta di Repubblica Centrafricana e Libia. “Siamo
qui per raccogliere 900 milioni di euro necessari per la realizzazione del piano”
ha detto durante i lavori Mahamadou Issoufou, capo di Stato del Niger e presidente
della Commissione. Oltre 80 milioni di euro verranno dalla Banca africana di sviluppo,
capofila dei cosiddetti “donatori diretti”, affiancata dalla Banca mondiale e dall’Unesco.
Contributi sono stati promessi anche da singoli Stati, come Germania, Francia o Sudan.
Impegni
importanti eppure non ancora sufficienti se si considera che dai Paesi della regione,
tra i più poveri al mondo, non arriverà più del 10% degli stanziamenti necessari.
Lo ha sottolineato la presidente della Commissione dell’Unione Africana, Nkosazana
Dlamini-Zuma, secondo la quale il Lago è “un patrimonio comune” e la sua tutela “un
dovere di tutti”. E lo ha evidenziato Prodi, ex inviato speciale del segretario generale
dell’Onu per il Sahel incaricato ora di monitorare l’attuazione del piano quinquennale
per il Lago Ciad. “Dobbiamo coinvolgere – ha detto – anche l’Unione Europea e la Banca
europea per gli investimenti, che con le sue enormi capacità può investire in Africa”.
A
Rimini è stato sottolineato che la raccolta fondi è solo uno dei nodi da sciogliere.
E che l’altro è il coordinamento. In una dichiarazione approvata al termine della
conferenza si evidenzia che spetta alla Commissione per il bacino del Lago Ciad armonizzare
i progetti nei diversi ambiti, dall’agricoltura alla pastorizia, dalla pesca alla
sicurezza. Un compito difficile e fondamentale, vista la posta in palio. “La drastica
riduzione dell’estensione del Lago e la perdita di mezzi di sostentamento per oltre
30 milioni di abitanti che vivono di agricoltura e di pesca – si legge nella dichiarazione
– aggravano la povertà, l’instabilità e l’insicurezza che già prevalgono nell’area”.
(R.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVIII
no. 97