2014-04-07 09:02:55

Camerun: ricerche in corso per i religiosi rapiti nell'estremo nord


“Tutte le uscite dal Paese sono state bloccate poco dopo il rapimento. Le Forze di sicurezza stanno rastrellando la zona con tutti i mezzi a disposizione”: sono le ultime dichiarazioni rilasciate dal governatore della regione dell’Estremo Nord, Awa Fonka Augustine, a tre giorni dal rapimento di due preti italiani e di una suora canadese nella diocesi di Maroua-Mokolo. Da sabato - riferisce l'agenzia Misna - il ministro della Difesa Edgar Aain Mebe Ngo’o è sul terreno per coordinare le ricerche.

In base alla ricostruzione dei fatti confermata da fonti ufficiali camerunensi ed italiane, i padri Antonio Giovanni e Giovanni Marta – originari della diocesi di Vicenza – assieme a suor Gilberte Bissiere sono stati portati via dalla parrocchia di Tchéré, 20 km circa da Maroua, da non meglio identificati uomini armati che nel cuore della notte hanno fatto irruzione nell’abitazione dei religiosi, saccheggiandola.

Finora il rapimento non è stato rivendicato ma alcuni osservatori indicano come responsabile il gruppo estremista Boko Haram, giunto dalla confinante Nigeria. Non è chiaro, per ora, se i rapiti si trovino ancora sul territorio camerunense o siano già state portate via dall’altra parte della frontiera.

“Speriamo di poter avere presto buone notizie, anche se sappiamo che questa zona non è certo la più pacifica del mondo”: dice alla Misna padre Leopoldo Rossi, sacerdote Fidei Donum vicentino contattato a Maroua dopo il sequestro dei missionari in servizio in questa diocesi del Camerun. “Il sequestro – dice padre Leopoldo – ci ha colti di sorpresa perché nonostante questo sia un posto difficile nei giorni precedenti non c’erano stati motivi di preoccupazione particolare”.

L’assenza di informazioni e la richiesta di non lasciarsi andare a speculazioni inutili e anche dannose sono il filo rosso delle dichiarazioni rilasciate dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol. “Della sorte dei missionari rapiti – ha sottolineato il presule – non sappiamo davvero nulla di certo; non si può dire se stiamo bene, se siano salvi o nelle mani di chi”.

L’invito, fatto proprio anche dal ministero degli Esteri italiano, è alla massima discrezione e riserbo. “Ogni illazione – dice mons. Pizziol – potrebbe risultare dannosa rispetto alla speranza da tutti condivisa di arrivare a una soluzione positiva; ogni comunicazione ufficiale e diretta è interrotta e alcune ipotesi circa il gruppo che potrebbe aver sequestrato i religiosi o il ritrovamento di un deposito di armi al momento non trovano conferme”. (R.P.)







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