Camerun: ricerche in corso per i religiosi rapiti nell'estremo nord
“Tutte le uscite dal Paese sono state bloccate poco dopo il rapimento. Le Forze di
sicurezza stanno rastrellando la zona con tutti i mezzi a disposizione”: sono le ultime
dichiarazioni rilasciate dal governatore della regione dell’Estremo Nord, Awa Fonka
Augustine, a tre giorni dal rapimento di due preti italiani e di una suora canadese
nella diocesi di Maroua-Mokolo. Da sabato - riferisce l'agenzia Misna - il ministro
della Difesa Edgar Aain Mebe Ngo’o è sul terreno per coordinare le ricerche.
In
base alla ricostruzione dei fatti confermata da fonti ufficiali camerunensi ed italiane,
i padri Antonio Giovanni e Giovanni Marta – originari della diocesi di Vicenza – assieme
a suor Gilberte Bissiere sono stati portati via dalla parrocchia di Tchéré, 20 km
circa da Maroua, da non meglio identificati uomini armati che nel cuore della notte
hanno fatto irruzione nell’abitazione dei religiosi, saccheggiandola.
Finora
il rapimento non è stato rivendicato ma alcuni osservatori indicano come responsabile
il gruppo estremista Boko Haram, giunto dalla confinante Nigeria. Non è chiaro, per
ora, se i rapiti si trovino ancora sul territorio camerunense o siano già state portate
via dall’altra parte della frontiera.
“Speriamo di poter avere presto buone
notizie, anche se sappiamo che questa zona non è certo la più pacifica del mondo”:
dice alla Misna padre Leopoldo Rossi, sacerdote Fidei Donum vicentino contattato a
Maroua dopo il sequestro dei missionari in servizio in questa diocesi del Camerun.
“Il sequestro – dice padre Leopoldo – ci ha colti di sorpresa perché nonostante questo
sia un posto difficile nei giorni precedenti non c’erano stati motivi di preoccupazione
particolare”.
L’assenza di informazioni e la richiesta di non lasciarsi andare
a speculazioni inutili e anche dannose sono il filo rosso delle dichiarazioni rilasciate
dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol. “Della sorte dei missionari rapiti
– ha sottolineato il presule – non sappiamo davvero nulla di certo; non si può dire
se stiamo bene, se siano salvi o nelle mani di chi”.
L’invito, fatto proprio
anche dal ministero degli Esteri italiano, è alla massima discrezione e riserbo. “Ogni
illazione – dice mons. Pizziol – potrebbe risultare dannosa rispetto alla speranza
da tutti condivisa di arrivare a una soluzione positiva; ogni comunicazione ufficiale
e diretta è interrotta e alcune ipotesi circa il gruppo che potrebbe aver sequestrato
i religiosi o il ritrovamento di un deposito di armi al momento non trovano conferme”.
(R.P.)