In India, maratona elettorale: mons. Machado ai politici: siate più attenti ai poveri
Al via oggi in India una lunga maratona per le elezioni generali che si concluderà
il 12 maggio, dopo nove tornate: oltre 800 milioni i votanti, tra cui 100 milioni
di esordienti elettori. Test cruciale per il Paese è la consultazione per il rinnovo
del Parlamento. Secondo gli ultimi sondaggi, la coalizione di destra, guidata dal
partito di opposizione Bharatya Janata Party, è in netto vantaggio sul centro sinistra:
il fronte del nazionalista Narendra Modi potrebbe infatti conquistare dai 234 ai 259
seggi nella Camera bassa, miglior risultato mai raggiunto, senza però conquistare
la maggioranza di 272 seggi. La coalizione del partito del Congresso di Sonia Gandhi,
attualmente al governo, si fermerebbe invece a quota 111 - 123 seggi, registrando
una delle peggiori performance degli ultimi 15 anni. Ieri in tutto il Paese si è osservata
la Giornata di preghiera per le elezioni generali, dopo che nei giorni scorsi i vescovi
indiani hanno scritto una lettera pastorale in vista delle consultazioni. Ce ne parla
mons. Felix Anthony Machado, presidente dell’Ufficio per il dialogo e l’ecumenismo
della Conferenza episcopale indiana, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Nella lettera
ai nostri fedeli, abbiamo chiesto che ogni cittadino faccia il proprio dovere, andando
a votare. Abbiamo detto poi che il nostro Paese ha bisogno di governanti capaci, onesti,
che si prendano cura del loro popolo, soprattutto dei più bisognosi, dei poveri, degli
oppressi, degli emarginati. Abbiamo anche detto che la Chiesa cattolica non s’identifica
con alcun partito politico.
D. – Un altro punto su cui i vescovi si soffermano
riguarda le minoranze. I cattolici sono una minoranza in India...
R. – Sì,
abbiamo inserito vari punti riguardanti le minoranze. In una democrazia come quella
indiana, in un Paese così grande, con una popolazione di più di un miliardo di persone,
le minoranze a volte vengono completamente dimenticate, oppure la maggioranza impone
la propria visione del Paese. Secondo la Costituzione indiana, le minoranze ed ogni
cittadino devono contare. Per questo abbiamo chiesto che si tenga conto anche di quei
cristiani ai quali è stato finora rifiutato ciò che invece è stato concesso ad altri.
D. – I cattolici sono appunto una minoranza in India: eppure la Chiesa indiana
è il maggior organismo non statale che opera contro la povertà, le malattie e per
la promozione sociale, si occupa dei Dalit per esempio. Ecco: come lavorate?
R.
– Questo è ripetuto da tutti i politici. La Chiesa - che conta solo poco più dell’uno
per cento - fa un lavoro per tutto il Paese, per tutta la Nazione, in ambito educativo,
in ambito sanitario e nei servizi sociali. Di fatto, però, la Chiesa viene dimenticata
o addirittura a volte disturbata nel proprio lavoro.
D. – I sondaggi dicono
che la coalizione di destra, guidata dal partito Bjp, sarebbe in vantaggio sulla coalizione
del partito del Congresso. Che sviluppi potrebbero esserci?
R. – Non voglio
farmi coinvolgere dalla politica di partito. Ma direi che, considerandomi al cento
per cento indiano, amando il mio Paese, amando anche le tradizioni dell’India, ho
notato in questi ultimi anni come alcuni stiano cercando di portare il Paese su una
strada che non segue le nostre tradizioni, ad esempio tenendo presente una sola religione:
ma questa non è la nostra Costituzione; tutte le religioni sono considerate uguali
e tutti i fedeli e gli esponenti delle diverse religioni sono trattati come concittadini
uguali.
D. – L’India oggi è anche un Paese con enormi potenzialità economiche,
di sviluppo, di modernizzazione. La Chiesa indiana chiede, da tempo, uno sviluppo
senza distinzioni, per tutti...
R. – C’è una realtà di cui si parla poco: i
poveri diventano ancora più poveri. La distanza tra i poveri e i cosiddetti ricchi
sta crescendo sempre più. La Chiesa lo sa molto bene ed, infatti, in India, a proposito
dello sviluppo, non dimentica di parlare per coloro che non hanno voce.
D.
– Come responsabile dell’Ufficio per il dialogo interreligioso della Chiesa indiana,
dei vescovi indiani, qual è il suo auspicio per l’India?
R. – Mi auguro che
le religioni si rispettino le une con le altre e lavorino insieme per lo sviluppo
vero del Paese e per la pace, non solo in India, ma nel mondo.