Il Papa ai sindaci: siate vicini alla gente, mediatori e non intermediari
Vicini al proprio popolo fino a stancarsi, ma felici di aver svolto con dedizione
e correttezza il proprio lavoro di amministratori comunali. Questo dovrebbe essere
ogni sindaco, secondo Papa Francesco, che sabato mattina ha accolto in Vaticano un’ampia
delegazione dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
Com’è un sindaco
alla fine della sua giornata lavorativa? Stanco ma felice di aver fatto in pieno il
proprio dovere a servizio della collettività, o forse meno stanco e anche con la coscienza
meno a posto per aver sfruttato la propria posizione per fini personali? Sulle luci
e le possibili ombre di questo ruolo si sofferma Papa Francesco, che al discorso preparato
per l'incontro con l'Anci preferisce un flusso spontaneo e più genuino di considerazioni
e ricordi, che richiama da vicino la sua visione del vescovo come servitore in mezzo
al suo popolo. In qualche modo, afferma, anche il sindaco di una città deve nutrire
questo desiderio di vicinanza alla gente che amministra:
“Il sindaco, in
mezzo alla gente. Non si capisce un sindaco che non sia lì, perché lui è un mediatore,
un mediatore in mezzo ai bisogni della gente. E il pericolo è diventare un sindaco
non mediatore, ma intermediario. E qual è la differenza? E’ che l’intermediario sfrutta
le necessità delle parti e prende una parte per sé, come quello che ha un negozio
piccolo e uno che gli fornisce e prende di qua e prende di là; e quel sindaco, se
esiste – lo dico come possibilità – quel sindaco non sa cosa è fare il sindaco”.
Al
contrario, prosegue Papa Francesco, il “mediatore” è fatto di una ben diversa pasta:
“E' colui che paga con la sua vita per l’unità del suo popolo, per il benessere
del suo popolo, per portare avanti le diverse soluzioni dei bisogni del suo popolo.
Dopo il tempo dedicato a fare il sindaco, quest’uomo, questa donna finiscono stanco,
stanca, con la voglia di riposarsi un po’, ma con il cuore pieno d’amore perché ha
fatto il mediatore. E questo vi auguro: che voi siate mediatori. In mezzo al popolo,
per fare l’unità, per fare la pace, per risolvere i problemi e anche risolvere i bisogni
del popolo”.
Questa, dice Papa Francesco, è la “spiritualità” del sindaco.
La sua figura, afferma, lo riporta a quella di Gesù: “Non era sindaco – scherza –
ma forse l’icona ci serve”. In particolare, lo riporta al frangente in cui Gesù era
circondato dalla folla, che “lo spingeva al punto – dice il Vangelo – di quasi non
poter respirare”:
“Così dev’essere il sindaco, con la sua gente, con lui,
con lei, perché questo significa che il popolo, come con Gesù, lo cerca perché lui
sa rispondere. Vi auguro questo. Stanchezza, in mezzo al vostro popolo, e che la gente
vi cerchi perché sa che voi sempre rispondete bene”.
Un esempio di questa
prossimità alla propria gente Papa Francesco lo trae dalla figura del cardinale Michele
Pellegrino, citato all’inizio nel suo indirizzo di saluto dal presidente dell’Anci
e sindaco di Torino, Piero Fassino. Il cardinale Pellegrino – che guidò l’arcidiocesi
del capoluogo piemontese dal 1965 al 1977 – stabilì un legame con la famiglia Bergoglio:
“Nel
dopoguerra è stato lui ad aiutare la mia famiglia a trovare lavoro. E’ un bel gesto,
il suo. Far ricordare questi uomini di Chiesa, questi uomini e queste donne di Chiesa
– parroci, suore, laici – che sapevano camminare con il loro popolo, all’interno del
popolo e con il popolo. E un po’ l’identità del sindaco è questa”.