2014-04-03 16:02:05

Le condizioni dei rom al centro del convegno “Italia Romanì”. Mons. Perego: il pregiudizio si vince con l’incontro


“L’inclusione dei rom e dei sinti in Italia”. Questo il tema del convegno “Italia Romanì”, organizzato dall’Associazione 21 luglio, che si è aperto ieri a Roma. L’obiettivo è di fotografare le condizioni sociali e giuridiche delle comunità rom in Italia. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

La presenza delle comunità rom in Italia è ancora segnata da gravi forme di discriminazione. Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio:

R. – Oggi in Italia abbiamo una presenza stimata intorno ai 170, 180 mila rom e sinti, pari allo 0,23 per cento della popolazione totale. Quindi il numero è estremamente esiguo. La maggioranza di essi, circa tre quarti, vive in civili abitazioni, svolge un regolare lavoro e potremmo dire che si è mimetizzata tra la popolazione non rom. Il problema riguarda i circa 35 mila tra rom e sinti, che invece vivono nei cosiddetti campi nomadi, luoghi creati dalle istituzioni a partire da 20 anni a questa parte, luoghi che vanno superati, in quanto definiti ghetti etnici, luoghi in cui si è istituzionalizzata la segregazione e la discriminazione.

D. – Quali, in particolare, i limiti e le prospettive della strategia nazionale di inclusione dei rom?

R. – La strategia nazionale stenta a decollare. E’ una strategia che parte con obiettivi molto ambiziosi: superamento dei campi, fine degli sgomberi forzati, riconoscimento della minoranza, soluzioni agli apolidi di fatto, e quindi ha lo scopo di dare uno stato giuridico a loro. Di fatto, a due anni dall’applicazione della strategia, siamo ancora molto indietro. Basti pensare che, per esempio, nella città di Roma si facevano, si operavano e si operano sgomberi forzati; nella stessa città il Comune continua ad investire ingenti risorse per la gestione e la costruzione di nuovi campi.

Il popolo rom – sottolinea mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana - rischia di subire anche gli effetti della crisi:

R. – La necessità è che la crisi non faccia abbassare la tutela dei diritti delle persone e al tempo stesso che la città non venga ripensata semplicemente sugli spazi commerciali, ma venga ripensata a partire dalle persone, da ogni persona. In questo modo, la periferia ritorna ad essere centrale.

D. – E non è solo sufficiente identificare le emergenze, più profonde nelle periferie. Solo l’incontro, quello autentico, aiuta a costruire realmente relazioni che vincono la paura e la diffidenza …

R. – Noi abbiamo bisogno, oggi, di fare in modo che anche le periferie, ma soprattutto le città, diventino luogo d’incontro, di dialogo, di relazioni perché soltanto così si vince il pregiudizio. Oggi, otto italiani su dieci non vorrebbero come vicino di casa un rom, e questo è un pregiudizio grosso. In realtà, questo popolo esprime soprattutto il desiderio di essere rappresentato, di vivere dentro la città e di avere le pari opportunità e gli stessi percorsi di accompagnamento, una vita buona per sé e per i propri figli, che spesso sono numerosi.

E i più piccoli vivono, spesso, situazioni di gravi disagio. Dal rapporto diffuso oggi dal’Unicef emerge, in particolare, che molti bambini e bambine rom devono affrontare povertà estrema, esclusione sociale e discriminazione.


Ultimo aggiornamento: 4 aprile








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