È un’Africa “con un atteggiamento più deciso” quella che si presenta al quarto summit
Unione Europea-Africa di Bruxelles, in programma oggi e domani, ma “il cambio di mentalità
non si è ancora tradotto in pratica”. A sostenerlo, parlando con l'agenzia Misna,
è Geert Laporte, vicedirettore del think tank European Centre for Development Policy
Management (Ecpdm): dai documenti preparatori, dice, “sono emersi più input da parte
africana rispetto al passato, quando gli europei presentavano testi, per così dire,
precotti”. Restano però sbilanciati i dati economici, presupposto ineliminabile del
vertice, il cui tema è “Investire nelle persone, nella prosperità e nella pace”: l’Europa
è ancora il primo partner per l’Africa sia negli investimenti diretti (221 miliardi
di euro) che negli aiuti allo sviluppo (18,5 miliardi nel 2012, il 45% del totale).
La
delegazione Ue sarà guidata dal presidente della Commissione José Manuel Barroso e
dal presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, che saranno affiancati dalle
loro controparti dell’Unione Africana: Nkosazana Dlamini-Zuma e il presidente di turno
dell’Ua, Mohamed Ould Abdel Aziz. A segnare la vigilia del vertice anche due importanti
defezioni: il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, invitato nonostante le sanzioni
europee contro di lui, non sarà presente dopo il rifiuto delle autorità di concedere
un visto anche alla moglie Grace, mentre il sudafricano Jacob Zuma ha rinunciato a
guidare la delegazione del suo Paese. Ci sarà invece il capo di Stato nigeriano, Goodluck
Jonathan, il cui Paese nei giorni scorsi ha spinto il blocco regionale dell’Africa
occidentale (Cedeao/Ecowas) a rinviare l’adesione agli accordi di partenariato economico
(Ape/Epa) con Bruxelles, visti come poco convenienti per l’Africa. Il tema potrebbe
essere discusso a margine dei lavori, che si concentreranno sull’educazione, sugli
incentivi agli investimenti e alla crescita e sulle politiche di sicurezza.
“Non
mi aspetto accordi di sostanza” dice a questo proposito Laporte, secondo cui “è molto
importante come si deciderà di affrontare gli argomenti: esistono ancora fattori d’irritazione
che vanno rimossi”. In generale, per il vice-direttore dell’Ecpdm, “serve un cambio
di mentalità”: l’Europa “deve fare chiarezza sulle sue intenzioni e i suoi interessi”
mentre l’Africa sarebbe più credibile “se potesse mobilitare risorse finanziarie proprie
nelle questioni chiave”. (R.P.)