2014-04-02 11:43:00

Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali compie 50 anni. Mons. Celli: al servizio del Vangelo


Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha compiuto ieri 50 anni. Fu Paolo VI, con il Motu Proprio “In fructibus multis” del 2 aprile 1964, ad istituire la allora Pontificia Commissione per le comunicazioni sociali. Ma la storia era iniziata almeno 16 anni prima, come ci riferisce il presidente del dicastero, mons. Claudio Maria Celli, al microfono di Philippa Hitchen:RealAudioMP3

R. - Siamo al tempo di Pio XII, nel 1948. Pio XII prestò un’attenzione particolare a questo fenomeno sociale che era il cinema e quindi nella consapevolezza dell’influenza che poteva avere il cinema sul cammino dell’umanità, un’influenza che toccava anche l’aspetto religioso. Ecco, quindi, perché la prima Pontificia Commissione si interessava di cinematografia ma nei valori anche cristiani, religiosi, morali, e questa percezione è andata avanti per vari anni. Siamo nel ’52, poi nel ’54, dove si è sempre più delineata la responsabilità di questa Pontificia Commissione nel campo della cinematografia. E’ con Giovanni XXIII, siamo nel ’59, dove si prende consapevolezza che c’è la dimensione anche della radio, della televisione. Devo essere onesto, la stessa Commissione nel ’54 aveva già inglobato la tematica della radio e della televisione, che erano i punti fondamentali della comunicazione di quel momento; in quel momento gli unici strumenti fondamentali erano, appunto, radio, televisione e cinema. Però, è interessante perché nel ’59, Papa Giovanni XXIII vuole dare a questa Commissione un nuovo slancio e quindi dare nuove prospettive ma sempre in questo campo peculiare. C’è poi il Concilio Vaticano II. L’anno scorso ricordavamo e celebravamo il 4 dicembre del ’63 quando viene approvato il Decreto conciliare “Inter mirifica”. Sarà, di nuovo, Paolo VI, attento a questi sviluppi moderni della comunicazione e attento anche agli influssi profondi che i nuovi strumenti di comunicazione potevano avere sul cammino dell’umanità. Ecco, perché allora il 3 aprile del ’64 Paolo VI crea la Pontificia Commissione per le comunicazioni sociali. In quel momento si apre un nuovo tassello, una nuova competenza, che è quella della stampa. Quindi, la Pontificia Commissione delle comunicazioni sociali presterà attenzione a stampa, radio, televisione, cinematografia.

D. – Poi arrivano i nuovi sviluppi tecnologici …

R. – Sarà Giovanni Paolo II che, di fronte alle nuove “scoperte”, vale a dire le nuove tecnologie nel campo della comunicazione, cioè internet, si porrà nuove questioni, nuove domande. E’ con Giovanni Paolo II, con la “Redemptoris missio”, e poi con la Lettera apostolica “Il rapido sviluppo”, l’ultimo documento da lui firmato nel 2005, che il magistero pontificio, e con lui la Chiesa, prende consapevolezza dell’influsso e delle opportunità create dalle nuove tecnologie comunicative. Poi, avremo un altro passaggio. Non si parla più solamente di internet e di cultura digitale ma si prende consapevolezza sempre di più che le nuove tecnologie danno origine a un ambiente di vita e noi varie volte abbiamo parlato di continente digitale, il che vuol dire un ambiente in cui le donne e gli uomini di oggi vivono e questo continente - ecco l’ultimo passaggio di Benedetto XVI -, questo continente è una rete. Ecco, perché oggi abbiamo parlato e parliamo tuttora di “reti sociali”. E’ in questa prospettiva che negli ultimi messaggi per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Papa Benedetto e Papa Francesco invitano i discepoli del Signore che abitano il continente digitale, che sono presenti nelle reti sociali, ad essere testimoni del Vangelo in questo contesto. Tanto è vero che Papa Francesco dice: non abbiate paura di entrare nelle reti sociali. Però, non è un entrare ingenuo, superficiale: è un entrare con la consapevolezza che siamo chiamati a dare testimonianza dei valori che ci caratterizzano, siamo chiamati a dare testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo che abbiamo accolto nella nostra vita.

D. – Qual è l’esortazione di Papa Francesco ai fedeli?

R. - Papa Francesco ci invita a far sì che la comunicazione oggi sia un momento per andare all’incontro dell’uomo e anzi ha avuto questa pennellata particolarmente significativa e ispiratrice di parlare di comunicazione come “prossimità” all’altro e ha fatto una lettura della parabola del Buon samaritano proprio in chiave comunicativa. Credo che non sia solamente un aspetto romantico. Credo che il Papa ci inviti tutti a far sì che il nostro servizio, la nostra presenza, la nostra corresponsabilità, siano sempre più ampie. E qui penso ai pastori, penso a tutti coloro che sono sul campo, quindi i parroci, gli educatori, i catechisti… Ma penso anche alle famiglie: come oggi un babbo e una mamma possono aiutare il proprio figlio a vivere questa presenza in internet? Perché va formata, va educata, va preparata, non si può solamente dire “Io accendo o spengo il computer”, non è solamente questo. Abbiamo bisogno di ritrovare un senso di una presenza e, per noi cristiani, una presenza che è anche annuncio del Vangelo di Gesù Cristo.

Ultimo aggiornamento: 3 aprile







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