A Rio de Janeiro vincono i ragazzi di strada. La Coppa del mondo sarà loro, vincano
i padroni di casa, il Burundi, la Liberia o il Pakistan. “Le squadre africane sono
le più numerose” dice all'agenzia Misna Ruth Peacock, portavoce di un torneo che forse
vale di più del Mundial “vero” che si terrà a Brasile a giugno e luglio.
Martedì,
alla Street Child World Cup, gli ultimi colpi li hanno fatti il Burundi e il Pakistan.
Che hanno battuto rispettivamente le Filippine, 4-0, e l’India, 13-0. La selezione
africana è allenata da Dieudonné Nahimana, ex ragazzo di strada fondatore dell’associazione
caritativa New Generation. “In squadra e in panchina – ha detto ai giornalisti – abbiamo
sia hutu che tutsi: vogliamo mostrare che si può vivere insieme, in pace, superando
i conflitti e l’odio del passato”. Anche nel Pakistan giocano ragazzi aiutati da
ong impegnate nel sociale. Come Raziq Mushtaq, 15 anni, autore di otto gol all’India,
arrivato in Brasile grazie alla Fondazione Azad. Ora sogna di superare il girone eliminatorio
e giocare la finale, in programma la settimana prossima. Le nazionali sono 19, sia
maschili che femminili. I giocatori 230, tutti di età compresa tra i 14 e i 17 anni.
“La
Coppa – sottolinea Peacock – è organizzata con il sostegno di Save the Children e
affianca Criança Não é da Rua, una campagna brasiliana che mira a contrastare il fenomeno
dei bambini di strada”. Niente di strano, allora, che a fare il tifo sia anche la
Chiesa. Venerdì scorso alla cerimonia di apertura della Coppa ha assistito l’arcivescovo
di Rio, il card. Orani Tempesta, che ha portato la benedizione e l’incoraggiamento
di Papa Francesco, primo pontefice latinoamericano della storia ma soprattutto appassionato
di calcio. (R.P.)