La morte di Youssef Hamadani Cohen, Gran rabbino dell'Iran
Youssef Hamadani Cohen, capo spirituale della piccola comunità ebraica in Iran è morto
quattro giorni fa dopo lunghi anni di malattia. La notizia - riferisce l'agenzia AsiaNews
- è stata riportata dai media statali solo ieri. Cohen aveva assunto il posto di Gran
rabbino nel 1994, ma si era ritirato dalla gestione diretta degli affari della comunità
nel 2006, essendo stato colpito della malattia di Alzheimer. E' morto a 100 anni ed
è stato sepolto due giorni fa. Il suo successore è Mashallah Golestani Nejad.
La
comunità ebraica in Iran è presente da secoli. Al presente, secondo un censimento
del 2011, i membri sono fra gli 8.750 e i 20mila, distribuiti a Teheran, Isfahan e
Shiraz. Prima della rivoluzione islamica di Khomeini erano 80-100mila. In Iran la
comunità ebraica è una minoranza riconosciuta dallo Stato, insieme ai cristiani e
agli zoroastriani. Gli ebrei hanno anche un deputato in parlamento (attualmente è
Siamak Moreh Sedgh) e sono ben integrati nella società a maggioranza sciita, pur non
potendo esigere di accedere ad alte cariche pubbliche.
La comunità gestisce
scuole, una biblioteca, e anche un ospedale a Teheran, finanziato in parte da soldi
pubblici. L'elezione del presidente Hassan Rouhani lo scorso giugno ha allentato alcune
tensioni accumulatesi in passato. L'ex presidente Mahmud Ahmadinejad lanciava di continuo
accuse contro Israele - minacciandolo di farlo scomparire dalla carta geografica -
e ha sempre affermato che l'Olocausto era un "mito" costruito dall'occidente e dalla
"lobby ebraica".
A pochi mesi dalla sua elezione, nel settembre scorso Rouhani
ha inviato alla comunità ebraica gli auguri per il Nuovo anno ebraico, imitato anche
dal ministro degli esteri Javad Zarif. Entrambi hanno anche condannato l'Olocausto.
(R.P.)