2014-04-01 15:42:39

Incontro Caritas. Mons. Soddu: per alcuni solidarietà è parola logora, per noi è dare speranza


È in programma fino a giovedì prossimo in Sardegna – a Quartu Sant’Elena, nella diocesi di Cagliari – il 37.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane sul tema "Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”, al quale prendono parte settecento delegati giunti da tutta Italia. Al microfono di Fabio Colagrande, il direttore di Caritas italiana, mons. Francesco Soddu, si sofferma sul Rapporto presentato in questi giorni, intitolato “False partenze”, che offre uno spaccato della povertà italiana:RealAudioMP3

R. – Dopo aver sentito le parole veramente toccanti di Papa Francesco, non vi è altro sentimento che mettersi sul solco del suo magistero e sentirsi veramente molto incoraggiati. All’interno di questo sentimento che è filiale, e tutti gli operatori di Caritas nei confronti di Papa Francesco sentono vivo, non possiamo non richiamarci a quello che è il titolo eloquente del Rapporto “False partenze”. Molte persone, puntando sull’emancipazione, hanno accettato di rimettersi in gioco, impegnandosi in attività lavorative purtroppo non adeguate rispetto alle loro capacità, sopportando situazioni di evidente sfruttamento, sotto-retribuite, e condizioni di lavoro al limite del degrado e via dicendo. “False partenze”, dunque. Però, all’interno di quanto ci dice il Papa, per quanto riguarda il lavoro di apostolato proprio della Caritas, all’interno della Chiesa, tutto questo dev’essere visto con un’altra luce: la luce della speranza.

D. – Dal Rapporto, però, emerge anche la forte debolezza della risposta istituzionale alle povertà…

R. – Esatto. Questa è una denuncia che noi lanciamo, però non ci possiamo nascondere dietro alla denuncia. È evidente quello che la Chiesa può fare e che ogni persona può fare, a iniziare, però, da un richiamo anche alle istituzioni. I soliti a pagare sono sempre le povere persone e noi vogliamo essere un messaggio di speranza, facendoci prossimi, andando verso la persona che ha bisogno di aiuto.

D. – In una interessante nota del vostro Rapporto, ci si chiede anche se i Paesi deboli abbiano solo risentito della crisi o in qualche modo tradiscano un humus culturale portato alla speculazione, all’avidità che favorisce quindi la crisi: questa è una riflessione pastorale molto interessante …

R. – Molto interessante. Dobbiamo veramente renderci conto che la carità, più che dar qualcosa – e questo è evidentissimo nei passaggi della “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco – piuttosto richiede una condivisione con il più povero e naturalmente questo richiede un cambiamento di rotta anche per quanto riguarda la distribuzione dei beni, così come Papa Francesco dice al numero 188 della Evangelii Gaudium, parlando della solidarietà: un termine che si è logorato…

D. – E’ vero che nonostante anche l’aumento dei volontari, le vostre Caritas diocesane sono in difficoltà per l’aumento delle povertà?

R. – Sì, purtroppo, perché come dicevamo poco fa, le istituzioni hanno pressoché demandato questo impegno a organismi come la Caritas e la Caritas gioca in questo campo: pensiamo semplicemente alle mense, ai pacchi a casa, al vestiario, all’accoglienza… Ecco, tutto questo ci ha fatto registrare già dallo scorso anno che se siamo davanti a uno scenario di vulnerabilità, dall’altra parte ci sentiamo anche molto deboli. Il Vangelo in questo caso ci deve sostenere, comprendendo anche che l’assistenza è una cosa buona. Non ci si deve nascondere dietro all’assistenzialismo che abbrutisce le nostre azioni. L’assistenza è buona: l’importante è che con l’assistenza, la persona venga messa al centro e contestualmente venga anche messo in atto un processo perché le persone si possano liberare da questo stato di miseria che è, come il Papa dice nel messaggio per la Quaresima, diventa miseria quando è priva della speranza.








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