2014-04-01 12:15:31

Convegno Caritas diocesane. Giaccardi: la povertà ci spinga a trovare nuove alleanze basate sulla prossimità


In corso a Quartu Sant’Elena, nella diocesi di Cagliari, il 37.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane sul tema "Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”. 700 i delegati giunti da tutta Italia e impegnati nei lavori. Sul valore e l’attualità della povertà nella Chiesa e sulla distinzione tra povertà e miseria si è soffermata nel suo intervento Chiara Giaccardi, docente presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Fabio Colagrande l’ha intervistata: RealAudioMP3

R. - La povertà non è uno stato di diminuzione di umanità; è la miseria che diminuisce l’umanità. La povertà è uno stato di riconoscimento di un limite, di una pochezza. La Chiesa stessa ha bisogno dei poveri, si lascia toccare dai poveri, e questo tocco la trasforma in ciò che deve essere: un’istituzione che ha, prima di tutto, la capacità di accogliere e di abbracciare tutti i suoi figli, una Chiesa che deve uscire per andare ad incontrare i poveri, come ha detto Papa Francesco. La povertà è riconoscere questo legame, questo limite, quindi questa necessità di essere insieme, di essere legati ad altri ma soprattutto di essere legati al Padre.

D. - Quando la povertà materiale diventa pesante la perdita di dignità è in agguato …

R. - Assolutamente. Il Papa lo dice chiaramente, ma lo aveva detto anche Benedetto XVI che la disuguaglianza è fonte di disumanizzazione. Allora questo va affrontato. Credo che la contingenza di oggi, da una lato culturale ci dice che l’individualismo è un modello che non tiene. D’altro canto il ritorno di una logica - attraverso il web - di condivisione è un aspetto della nostra contemporaneità che ci può aiutare a pensare, anche in chiave un po’ diversa il tema dell’aiuto reciproco, che non è tanto elargire qualcosa, ma aiutarsi a vicenda. Penso che il ruolo della Chiesa sia quello di sollecitare i fratelli a prendersi cura dei loro fratelli, perché in realtà la miseria ci riguarda tutti. Recuperiamo il nostro saper fare, il nostro saper stare in relazione; questo è un modo per combattere la povertà materiale che poi porta alla miseria.

D. - L’efficienza, cioè il taglio delle spese, riorganizzare le prestazioni … tutto questo non può essere l’unica via per combattere la povertà, la miseria. C’è una via “povera” - la povertà come metodo - come lei suggerisce che punta invece su altro …

R. - La povertà come metodo è il riconoscimento di una pochezza, di un limite che chiama in causa la necessità di un’alleanza. Il Papa ha detto: “La Chiesa non è un’ong”, non ha come obbiettivo l’efficienza, ma ha come fine la realizzazione per tutti della pienezza della loro umanità. La povertà ci spinga a creare alleanze locali, basate sulla contiguità, sulla vicinanza. I poveri vanno toccati. Questo lo dice Gesù e lo dice anche Papa Francesco con una chiarezza cristallina. La modernità ha frammentato tutto in nome dell’efficienza; pensiamo ai “Tempi moderni” di Chaplin e a quella metafora della catena di montaggio. Oggi, invece, bisogna rilegare in nome dell’umanità, rimettere insieme, trovare nuove sintesi e alleanze perché l’umanità possa esprimersi.







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