2014-03-31 12:56:36

Napoli. Dibattito su migrazioni e demografia: sfida per l’Unione Europea


“Europa e politiche di migrazioni”: se ne è parlato ieri pomeriggio a Napoli su iniziativa della Commissione Europea per avviare strategie di intervento più unitario, che non ricadano su singoli Paesi, come Italia e Spagna. Senza migranti in Europa la popolazione sarebbe nei prossimi due decenni composta al 40% da anziani. Al centro del dibattito, dunque, il rapporto tra migrazioni e cambiamenti demografici e le possibilità opportunità. Fausta Speranza ha intervistato il direttore della rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Lucio Battistotti:RealAudioMP3

R. – Riteniamo che le politiche di migrazione abbiano subito una profonda trasformazione nel corso degli ultimi due decenni e quindi abbiamo la necessità di un approccio europeo coordinato e il più possibile teso a risolvere i problemi per tutti, non gettando le responsabilità sull’uno e sull’altro e creando poi questa situazione attuale di rimbalzo, di populismi… Ci sono due problemi fondamentali: migrazione e cambiamenti demografici. La demografia ha messo l’Unione Europea di fronte a sfide che non possiamo non vedere: la diminuzione del peso relativo della popolazione europea rispetto a quella mondiale, continuo invecchiamento della stessa e inoltre l’invecchiamento delle competenze dei nostri cittadini. Poi, c’è il Mediterraneo. Spesso, c’è questo approccio drammatico sui migranti che arrivano dal Mediterraneo. Ricordiamoci che però questi migranti vengono, sì, dal Mediterraneo e approdano sulle nostre coste, ma non sono fondamentalmente provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo: provengono da teatri di guerra, quindi dal Mali, dall’Eritrea, dalla Somalia, dall’Etiopia, dalla Siria. Dunque, c’è la necessità anche di vedere in modo diverso il rapporto con i Paesi che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo. Poi, c’è il problema dell’integrazione: integrazione senza cittadinanza è una delle sfide del nostro mondo. Anche lì, abbiamo modelli diversi. Abbiamo il modello francese dell’assimilazione, quindi della cittadinanza, abbiamo il modello inglese della comunitarizzazione in cui gli immigrati tendono a rimanere nelle proprie comunità. Ognuno di questi approcci ha pro e contro e bisognerà trovare una sintesi che possa andare bene e si possa adattare a quest’Europa che sta invecchiando e che rischia di spopolarsi e che, nel contempo, è tuttora in preda a una crisi economica forte.

D. – Tanti i problemi, tante le questioni aperte, ma anche le opportunità, se parliamo di migrazione e di Mediterraneo…

R. – Io direi proprio di sì. Credo che molto stia anche nel miglioramento del clima economico generale. Se stiamo un po’ alla volta uscendo dalla crisi - perché non bisogna neanche essere, probabilmente, troppo ottimisti - dobbiamo anche pensare che il Mediterraneo è un’opportunità per convogliare da noi manodopera giovane, nuovi futuri cittadini europei ed è anche, nel contempo, un grande mercato per i nostri prodotti. Quindi, ricordiamoci che la sponda sud del Mediterraneo ha qualche centinaio di milioni di cittadini che sono molto più giovani di noi e che hanno tanta voglia di fare e di svilupparsi. Dovremmo trovare le chiavi per riuscire a capirli meglio e lavorare con loro nel futuro. Vediamo l’opportunità in questo modo. Credo ci sarà da lavorarci parecchio.


Ultimo aggiornamento: 1° aprile







All the contents on this site are copyrighted ©.