Myanmar. L’arcivescovo di Yangon: “Il censimento è un’occasione per la pace e lo sviluppo”
“Il censimento della popolazione è un passo positivo: auspichiamo sia un processo
onesto e trasparente. E’ una occasione d’oro per promuovere e rafforzare la pace e
lo sviluppo nella nazione”: è quanto afferma in un messaggio inviato all’agenzia Fides,
l’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Maung Bo, esprimendo le sue speranze sul processo
di censimento nazionale, iniziato domenica scorsa, che terminerà il 10 aprile.
Effettuato
dopo 30 anni, in una fase di transizione dopo decenni di dittatura militare, il censimento,
secondo gli esperti, è un passo cruciale per la pianificazione e lo sviluppo nazionale
ma potrebbe anche essere occasione per infiammare le già forti tensioni etniche e
religiose esistenti nel Paese. I gruppi della società civile hanno invitato i cittadini
birmani a non specificare religione ed etnia di appartenenza, come richiesto in uno
dei punti del questionario che sarà loro sottoposto per il censimento.
Nel
messaggio inviato a Fides, l’arcivescovo chiede al governo di “garantire un processo
totalmente trasparente, seguendo rigorosamente norme internazionali, senza alcuna
manipolazione dei dati”. Il censimento, nota mons. Bo, deve rispettare tre pilastri
relativi ai vari gruppi che compongono la popolazione bimana: “L'identità, la cultura
e le risorse. Ogni tentativo di abusarne è un attentato alla pace”. Inoltre l’arcivescovo
ricorda: “il nostro Paese è un Paese di migranti e sfollati. Occorre fare ogni sforzo
per censire queste persone e garantire che possano ritornare alla loro terra d'origine”.
“Il viaggio del Myanmar verso la pace e la prosperità è arduo” conclude il
testo. “Sta al governo e alla comunità internazionale garantire che grandi eventi
come il censimento servano a rafforzare la fiducia, instillando un senso di appartenenza
in una nazione in cui giustizia e trasparenza garantiscono i diritti delle comunità
vulnerabili”. (R.P.)