2014-03-30 09:22:49

Dalla Caritas di Arezzo, aiuti alle famiglie in difficoltà


Sono state 60 le famiglie rivoltesi al servizio del “prestito sociale” della Caritas di Arezzo che ha erogato, in appena tre mesi dall’inizio del servizio, 75 mila euro. Un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà, che potranno accedere a un prestito non superiore a 3 mila euro senza interessi, da restituire in un di massimo 36 mesi. Al microfono di Alessia Carlozzo, il vice direttore della Caritas diocesana di Arezzo, Alessandro Buti:RealAudioMP3

R. – Questo è un progetto finanziato e approvato dalla Regione Toscana per 5 milioni di euro complessivi e incide sulle 34 zone sociosanitarie della Toscana; due di queste 34 riguardano la provincia di Arezzo, il cui capofila è la Caritas diocesana che insieme ad una serie di partner locali – Misericordia, Anteas, Centro di ascolto Caritas parrocchiali e altre associazioni come Arci, Anpas – si sono messi insieme per dare una risposta di prestito alle famiglie in difficoltà temporanea e contingente, che quindi chiedono ai vari centri di ascolto un aiuto. E’ un prestito, una forma di sostengo al reddito, senza interessi e senza particolari garanzie, anche se quel progetto punta molto sull’ascolto delle persone che vengono al centro di ascolto.

D. – Chi si rivolge principalmente al vostro sportello?

R. – L’obiettivo è quello di intercettare la fascia di popolazione, di persone, di famiglie che abitualmente non si presentano ai servizi sociali dei comuni o ai centri di ascolto Caritas: quindi a tutte a quelle persone e famiglie che magari non abbiano ricevuto anche sussidi o contributi dagli enti pubblici o privati. Quindi, sono persone che vivono un imprevisto o hanno vissuto un imprevisto nel proprio budget di gestione economica della famiglia: intercetta quindi un po’ questo mondo. Si tratta di molte persone o famiglie che non venivano ai centri di ascolto. E questo è già un dato positivo.

D. – Cosa viene richiesto alle famiglie che chiedono e ottengono il prestito?

R. – Questa è una fase importante del progetto. Si chiede alle persone che vogliono ottenere questo prestito fino a 3 mila euro, da restituire in 36 rate complessive, di entrare in un percorso di tutoraggio: alla famiglia viene affiancato un tutor che l'accompagna in tutto il periodo di restituzione del prestito. Qui emerge proprio la fase della relazione di aiuto, dell’ascolto, dell’attenzione alla famiglia che difficilmente si può fare attorno ad altri canali, magari anche quelli bancari. Quindi, il “valore aggiunto” del prestito sociale è proprio quello dell’affiancamento, in modo che la persona possa poi uscire da quel bisogno contingente temporaneo che l’ha spinta a chiedere il prestito.

D. – Il territorio di Arezzo e le sue aziende sono stati duramente colpiti dall’attuale crisi economica. Possiamo dire che il servizio di prestito sociale è una risposta alle difficoltà che avete vissuto?

R. – E’ una delle possibili risposte. Noi diciamo che nei nostri centri di ascolto questa forma di prestito sociale è da tenere nel cassetto e da tirarlo fuori insieme ad altri sostegni, sussidi o percorsi di progetti personalizzati. Con le istituzioni, in collaborazione con i servizi sociali, con il privato sociale, l’associazionismo e il volontariato è possibile poi sostenere, affinché finalmente la persona o la famiglia possa ritornare ad una condizione di vita normale, accettabile. Oggi, quello che mette in crisi le famiglie sono proprio gli imprevisti quotidiani, anche piccoli: il prestito, dato che arriva fino a 3 mila euro, è un sostegno ai redditi molto bassi. Però, può fare la differenza averli o non averli, in questo periodo particolare di difficoltà economica che anche il territorio di Arezzo vive, come lo vivono tutti gli altri territori. Quindi, è una delle tante possibili risposte, insieme ad una rete di soggetti che collaborano insieme per cercare di rispondere ai bisogni e alle povertà che oggi si presentano.







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