Crisi ucraina: a Parigi l'incontro Russia-Usa per cercare una soluzione
L’Ucraina risponde con un secco 'no' alla proposta russa di far diventare l'Ucraina
uno Stato federale, assecondando le richieste autonomiste dei filorussi delle regioni
orientali e meridionali del Paese. E mentre Mosca ha annunciato circa 5 miliardi
di euro di aiuto all’economia della Crimea, gli Usa hanno stabilito un finanziamento
da 10 milioni di dollari alla Moldova affinché rafforzi i controlli sulla frontiera
con l'Ucraina.
E si attendono importanti novità dal doppio incontro di oggi
pomeriggio e domani mattina a Parigi tra il segretario di Stato americano John Kerry
ed il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Un vertice che arriva dopo la telefonata
tra Obama e Putin e con il rilancio dell'azione della diplomazia internazionale. In
proposito Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Fulvio Scaglione,
vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:
R. – Io credo
che questo incontro, e comunque la trattativa Usa-Russia, sia inevitabile perché quello
a cui abbiamo assistito in queste settimane, al netto del rovesciamento del governo
di Yanukovich e dell’annessione – o comunque la si voglia chiamare – della Crimea
da parte della Russia, è un gigantesco cumulo di chiacchiere. Fin dall’inizio è stato
chiaro che un problema generale di riassetto della posizione strategica dell’Ucraina
non avrebbe potuto essere risolto senza una partecipazione della Russia. Aver cercato
di spingere ai margini la Russia con la forza della diplomazia è stato un grave errore,
che ha poi portato a quello che sappiamo. Tutta la politica delle sanzioni e tutte
le minacce, le urla che si sono sentite in queste settimane sono cose abbastanza vuote.
Era inevitabile che si arrivasse comunque a sedersi di nuovo al tavolo delle trattative.
Da questo incontro possiamo aspettarci un ritorno alla ragione.
D. – Quali
sono i punti di congiunzione tra Stati Uniti e Russia e quali invece quelli di differenza?
R.
– Credo che punti di congiunzione ce ne siano pochissimi; quello che invece deve subentrare
è il realismo della politica, la razionalità della politica. E’ abbastanza chiaro
che l’Ucraina non può essere strattonata né in un senso né nell’altro; che – anzi
– entrambe le soluzioni, quindi l’unione doganale proposta dalla Russia e il trattato
di adesione all’Unione Europea, per ragioni diverse, comporteranno per l’Ucraina un
periodo molto, molto duro di sacrifici, di riforme costose in termini di vita degli
ucraini. Non c’è una soluzione garantita, non c’è una via lastricata di latte e miele:
l’Ucraina ha scelto – o sceglierà, quasi sicuramente – la via europea. Sarà una via
che comporterà tanta lotta e tanti sacrifici.
D. – Il ministro degli Esteri
russo Lavrov ha detto che “federazione non è più una parola tabù nei nostri negoziati”:
che cosa significa?
R. – Significa che le parti stanno cercando di metterci
un po’ di elasticità; nel caso specifico, la Russia è disposta a discutere uno status
per la Crimea che non sia quello dell’annessione pura e semplice, che non sia quello
della Crimea che diventa un’altra regione della Russia tout court.
D.
– Tra l’altro sembra aprirsi un fronte per quanto riguarda i tatari musulmani, che
al loro congresso hanno deciso di creare un territorio autonomo chiedendo anche il
sostegno dell’Onu, del Consiglio d’Europa, dell’Osce … Che fronte può essere, questo
che si apre?
R. – Penso che non sia nessun fronte, non credo che si abbia convenienza
a sostenere un’ulteriore fonte di problemi. Questo, naturalmente, attiene alla solita
politica del doppio standard, per cui l’Occidente si fa in quattro – almeno a parole
– per il Tibet cinese o per il Kosovo, e poi poco si interessa di rivendicazioni che
non sono certamente meno fondate o meno dignitose di queste che ho appena elencato.