Putin chiama Obama: si riapre il dialogo sulla crisi ucraina
Dopo le tensioni delle scorse settimane, Mosca riapre il dialogo con l’Occidente sulla
crisi ucraina. All’indomani della telefonata di Putin a Obama, oggi il ministro degli
Esteri russo Lavrov parla di possibilità di un’iniziativa comune con gli Usa e i principali
Paesi europei, “che potrebbe essere proposta all'Ucraina”, ma ha definito sterili
le richieste di restituzione della Crimea a Kiev. Intanto il segretario della Nato
Rasmussen ha annunciato il rafforzamento dell’alleanza nei Paesi membri ai confini
con la Russia, nonostante Mosca abbia smentito le ipotesi di possibili nuovi sconfinamenti
delle proprie truppe. Su questi ultimi sviluppi, Marco Guerra ha intervistato
Luigi Geninazzi, inviato di "Avvenire" ed esperto dell’area ex sovietica:
R. - Il ritorno
alla diplomazia è sempre una buona notizia. Dopo l’inasprimento dei toni e soprattutto
i colpi di mano che ci sono stati nelle ultime settimane. Bisognerà aspettare se questa
strategia comune, auspicata dal ministro degli Esteri russo Lavrov, si troverà, perché
resta la ferita della Crimea. I problemi aperti riguardano ormai soprattutto quello
che potrebbe succedere nell’Ucraina orientale, dove potrebbe, in seguito ad incidenti
o a proteste riproporsi uno scenario di spaccatura, tenendo presente che per Putin
l’Ucraina non è un vero e proprio Stato. Questa è la situazione.
D. - Trapela
che Putin avrebbe messo sul tavolo del ritorno alle trattative perfino la Transnistria,
un’enclave russa in Moldova …
R. - Di fatto la presenza di Mosca, del governo
russo, dell’esercito russo in Transnistria, così come nelle altre sue enclave russe
della Georgia, l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, sono già una realtà; mai riconosciute
però e da sempre contestate dai governi della Moldova o della Georgia. Forse Putin
vuole discutere di tutto questo. Credo però che il primo punto fermo, il punto chiave,
sia chiedere che il governo di Mosca riconosca e dialoghi con il governo di Kiev.
È quello che manca adesso in Ucraina: Mosca continua ad ostinarsi a dire che non è
un vero governo, che non è un governo legittimo. Una volta che questi si riconoscono
allora si potrà iniziare a discutere anche di Crimea e di tutto il resto dei territori
contesi.
D. - Qual è il ruolo degli Stati Uniti in questo negoziato?
R.
- Gli Stati Uniti come sempre, ma soprattutto in questo caso, hanno avuto un ruolo
preponderante perché l’Europa ha le mani legate; dipende per il 30 per cento, dal
punto di vista energetico, dalla Russia. L’Unione Europea si è mostrata titubante
ed ha compiuto vari errori. Credo che tutto sarà deciso intorno ad un tavolo in funzione
di quello che faranno gli americani e di quello che, ancora una volta, riuscirà ad
imporre la Russia.