2014-03-29 08:07:19

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella quarta domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù guarisce il cieco nato. Il Signore, a quanti continuano a non credere nonostante il miracolo, dice:

«È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi».

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:RealAudioMP3

La “domenica del cieco nato” viene a gettare luce sul mistero della vita dell’uomo, con gli interrogativi sulla storia che spesso sembra contro di noi, che ci scandalizza: Perché mi succede questo? “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?” (Gv 9,2). Il divino Maestro risponde con chiarezza infinita: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv 9,3). La croce non è un’invenzione del Cristianesimo. Il cristianesimo non predica la croce come strumento di tortura, ma la innalza gloriosa, perché Cristo sopra di essa si fa “dono per gli altri”, rivelandoci così qualcosa della natura stessa di Dio: “essere per gli altri”. “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” Il cieco guarito risponde: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?”. Gli dice Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli: “Credo, Signore” (Gv 9,35-38). È tempo anche per noi di uscire dalle mormorazioni contro la storia, contro i fatti che non comprendiamo, per affidare a Dio la nostra vita, per fidarci interamente di Lui: “Amerai il Signore Dio tuo con tutta l’anima, con tutta la mente” (cfr Dt 6,5). La Quaresima è un tempo di illuminazione per ritrovare la bellezza della fede che il Battesimo ci ha donato, della fiducia in Dio. Per chi è dominato ancora dal peccato c’è la parola divina della conversione: “Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe – che significa Inviato” (Gv 9,7). C’è una piscina nella Chiesa, un “utero della misericordia” dove si può essere immersi e rigenerati e riavere la luce. Posso fare mio, oggi, quel: “Credo, Signore”!







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