Laos: famiglie cristiane minacciate perché non si convertono al buddismo
Sei famiglie cristiane laotiane hanno dovuto abbandonare il loro villaggio natale
- composto in larga maggioranza di buddisti - nel Sud del Paese, perché vittime di
continue pressioni. I residenti – riferisce l’agenzia AsiaNews – volevano costringerli
ad abbandonare la loro religione e convertirsi. A denunciarlo gli attivisti di Human
Rights Watch for Lao Religious Freedom (Hrwlrf), ong con base negli Stati Uniti,
secondo cui i membri della minoranza sono stati "minacciati di sfratto", nel caso
in cui "non avessero rinunciato alla fede". Diversa la versione dei funzionari della
provincia di Savannakhet, per i quali le famiglie avrebbero lasciato il villaggio
di Natahall, nel distretto di Phin, di loro "spontanea volontà" per "evitare scontri"
con gli altri abitanti. Secondo quanto riferiscono gli attivisti di Hrwlrf, i membri
della minoranza cristiana sarebbero stati vittime di persecuzioni e abusi. Nel dicembre
scorso i capi villaggio di Natahall, col sostegno della polizia, hanno emesso un ordine
di sfratto nei loro confronti; tuttavia, il gruppo ha opposto resistenza rifiutandosi,
in un primo momento, di fuggire o convertirsi. Le autorità, prosegue AsiaNews, "hanno
agito in modo da bandire la fede cristiana dal villaggio ed espellere gli abitanti
che continuavano a professare il cristianesimo". Dall'ascesa al potere dei comunisti
nel 1975, con la conseguente espulsione dei missionari stranieri, la minoranza cristiana
in Laos è soggetta a controlli serrati e vi sono limiti evidenti alla pratica del
culto. La maggioranza della popolazione (il 67%) è buddista; su un totale di sei milioni
di abitanti, i cristiani sono il 2% circa, di cui lo 0,7% cattolici. (A.G.)