Filippine. Governo e Fronte islamico Moro siglano storico accordo di pace a Mindanao
Evento storico nelle Filippine: è stato firmato a Manila l’accordo di pace a Mindanao
tra il governo filippino e il Fronte di liberazione islamico Moro, opposti da un conflitto
quarantennale, per l’indipendenza della regione nel sud del Paese a maggioranza musulmana.
L’intesa – che giunge dopo annose trattative – è stata mediata dalla Malysia e da
un Gruppo di contatto, formato da quattro organizzazioni internazionali, interpreti
degli interessi della società civile. Tra queste, la Comunità di Sant’Egidio. Roberta
Gisotti ha raggiunto via telefono a Manila il delegato, Alberto Quattrucci:
D. – Come si
è arrivati a chiudere l’accordo dopo 17 anni di difficili negoziati?
R. – In
realtà, sono 40 anni di conflitti. Questo è il terzo negoziato dopo quello del ’96
e del 2008. Round dopo round, siamo arrivati alla firma finale di questo "Framework
Agreement".
D. – Quali sono i punti principali dell’accordo?
R. – Molti
riguardano il problema della territorialità, delle acque, dello sfruttamento economico
delle risorse naturali, il problema della definizione di questa realtà autonoma –
non indipendente ma autonoma – di Bangsamoro, fino ad arrivare alle questioni dell’esercito,
della sicurezza e della 'normalizzazione', ovvero di come smantellare i sei campi
militari e di come pian piano, attraverso vari comunicati di sicurezza – in un arco
di tempo che va da quest’anno fino al 2016 – si possa arrivare alle libere elezioni
di un parlamento locale di 50 membri di Bangsamoro. Il territorio di questa realtà
autonoma è ancora da delimitare e sarà definito attraverso un plebiscito che verrà
fatto nelle varie province probabilmente nel maggio del 2015.
D. – Quanto ha
contato il Gruppo di contatto per arrivare alla firma dell’accordo ed in particolare
qual è stato l’impegno della Chiesa cattolica?
R. – Nella mia esperienza ha
contato molto. Noi di Sant’Egidio abbiamo alle spalle 18 negoziati fatti negli ultimi
30 anni e che, tutto sommato, rivelano oltre aD una preparazione tecnica – sempre
importante e fondamentale per capire le diverse situazioni ed il linguaggio che viene
usato – conta molto anche il rapporto personale, il clima, il sostegno, il convincimento
e la fiducia reciproca, perché 'chiacchierare' in un clima di fiducia è molto importante.
Dallo scorso anno, ho vari esempi in cui si sono rasentati momenti di crisi tra i
due gruppi perché non ci si metteva d’accordo su di una parola o su di un’espressione…
In questo senso, il nostro lavoro – soprattutto di qualche realtà del gruppo di contatto
– è stato proprio quello di parlare loro, nei momenti di intervallo, e spiegare le
varie situazioni. Tante volte ci è stato chiesto di scrivere un testo che potesse
rispettare ambo le parti ed essere approvato per sciogliere una situazione di difficoltà.
Quindi, devo dire che è stato un lavoro utile ed interessante che, grazie al cielo,
alla fine ha portato a un’intesa abbastanza completa. Con questo accordo di oggi,
si assicura che il governo riconosca l’esistenza di Bangsamoro, questa realtà autonoma
senza ancora né confini né una sua Costituzione e che ovviamente non potrà andare
contro la Costituzione delle Filippine. Inoltre, c’è tutto il discorso delle elezioni
e del consenso. È un lavoro lungo quello da fare, perché questo non è un accordo finale
ma un accordo iniziale. Da oggi, forse, è possibile davvero cominciare a costruire
la pace.
D. – Un accordo oggi sulla carta che presuppone da domani - in una
parola - 'cosa' perché possa realizzarsi nei fatti?
R. – Da domani, innanzitutto,
presuppone di seguire le cose scritte e metterle in pratica. Controllare quindi, passo
dopo passo, lo sviluppo, l’ampliamento e il consenso intorno a questo accordo di tantissimi
altri gruppi minoritari che non entrano nell’accordo. Oggi, il Milf (Moro Islamic
Liberation Front) riguarda una media parte di Mindanao, ma qui si spara ancora! Non
si spara nelle zone di Bangsamoro, ma si spara in altre zone. In queste realtà ho
fatto incontri su incontri, riunioni su riunioni con gruppi minoritari di tutti i
tipi – dai gruppi religiosi e politici, ma anche gruppi di ribelli – in cui spiegavo
che la pace può essere un guadagno per tutti ma a questo discorso bisogna ancora arrivare.
Stiamo preparando una Conferenza di dialogo interreligioso, includendo la società
civile e i gruppi politici, anche quelli di minoranza, per il 6 ed il 7 giugno a Cotabato,
insieme al cardinale Quevedo, eletto da poco dal Papa. Con lui stiamo lavorando su
questo tema del dialogo interreligioso e del dialogo interculturale per provare a
creare fiducia e consenso. Il lavoro è ancora molto lungo.