Vertice Ue-Usa su crisi ucraina. Obama: se la Russia continua, il suo isolamento aumenterà
La Russia può ancora fare un passo indietro in Ucraina e questa è la sola opzione
per risolvere il problema, altrimenti il suo isolamento aumenterà. Così il presidente
americano Obama al termine del vertice Ue-Usa sulla questione ucraina, che si è tenuto
a Bruxelles. Obama, che ha incontrato i presidenti di Commissione europea e del Consiglio,
Barroso e Van Rompuy, ha anche detto che gli Usa hanno autorizzato l'esportazione
di gas naturale americano verso l'Europa. Intanto la comunità internazionale continua
a confrontarsi sull'annessione della Crimea alla Russia, un fatto clamoroso sul quale,
da parte russa, si fa il parallelo con il Kosovo, la regione separatasi unilateralmente
dalla Serbia nel 2008. Emanuela Campanile ne ha parlato con Marco Lombardi,
esperto di gestione della crisi e comunicazione, docente all’Università Cattolica
di Milano:
R. - La realtà
balcanica in cui si muoveva il Kosovo è molto diversa. C’era la dissoluzione di uno
Stato nazionale e nuovi Stati che andavano a sorgere, quindi l’autodeterminazione
dei gruppi etnici locali. Qui è qualcosa di diverso: un giorno una parte di popolazione
- quindi i cittadini di un certo Stato - decide di non appartenere più con armi e
bagagli, case e terre a quello Stato ma di farsi annettere, di entrare come parte
di un altro Stato. Con l’idea di dire: “Andiamo ad aiutare le nostre minoranze che
chiedono aiuto”, ecco che Putin allarga la sua sfera di influenza.
D. - Quindi
ci si sta nascondendo un po’ dietro al principio del popolo sovrano?
R. - Purtroppo
il principio del popolo sovrano è sempre stato usato da tutti i detentori del potere
per giustificare le loro scelte. In realtà ci sono degli interessi globali enormi
che evidentemente si muovono attorno a questi eventi. Siamo nel Mar Nero, la sede
- da sempre - della flotta russa per entrare nel Mediterraneo; fa parte del grande
gioco che coinvolge tutta l’Asia centrale, perché la Crimea è un esempio attuale,
ma restando su quelle frontiere anche la Moldavia, la Polonia, tutti i Paesi Baltici
sono tutti Paesi con i polsi che tremano, hanno tutti una grande paura. In Afghanistan,
in Turkmenistan, in Tagikistan, in Kazakistan la presenza russa è fortissima e in
questi casi si stanno giocando tutte le partire energetiche e di materie prime tra
le grandi potenze.
D. - Quindi, qual è il grande rischio di questo precedente?
R.
- Il rischio è quello che un evento di questo genere - in termini di politica - fornisca
un altro strumento utilizzabile da tutti quelli che vogliono giustificare la presa
di potere in nome del popolo sovrano.