2014-03-26 14:26:32

Emergenza Ebola in Guinea Conakry. Allarme in Sierra Leone, Liberia e Costa d'Avorio


È lotta contro il tempo in Sierra Leone e Liberia per fermare la propagazione della febbre emorragica che ha colpito già da qualche settimana la vicina Guinea Conakry. In allerta anche la Costa d’Avorio. Un centinaio i casi individuati, principalmente legati al virus Ebola: oltre 60 le persone decedute, perlopiù in Guinea Conakry, dove le autorità stanno adottando misure di contrasto alla diffusione del virus: vietati la vendita e il consumo di carne di pipistrello. Per l’Ebola a oggi non esistono vaccini. La situazione è "in rapida evoluzione", secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Sull’emergenza, ascoltiamo Silvia Mancini di Medici Senza Frontiere Italia, esperta in Salute pubblica, intervistata da Giada Aquilino: RealAudioMP3

R. – Come si sviluppa e come si propaga l’Ebola è ancora qualcosa che i ricercatori stanno studiando. Sembra fortemente probabile che sia il “serbatoio” che l’“ospite primario” siano i pipistrelli. Poi, come dagli animali il virus passi all’uomo non è ancora chiaro. Comunque, sono cinque i tipi di Ebola: di questi cinque, quattro sicuramente si sono sviluppati tra gli umani, con un tasso di mortalità molto elevato.

D. – Ma è vero che il virus si propaga comunque attraverso il contatto tra gli uomini?

R. – Certo. Si propaga attraverso il contatto con una persona che ha contratto il virus, oppure con il contatto con secrezioni infette, come sangue o altri liquidi.

D. – Come si manifesta l’infezione?

R. – L’infezione si manifesta attraverso sintomi che possono essere molto simili ad altri tipi di malattie, come ad esempio la malaria: quindi mal di testa, dolori agli arti, dolori muscolari, febbre, diarrea. In realtà, dunque, all’inizio non è facilmente identificabile.

D. – Le notizie che arrivano dalla Guinea Conakry, come da altri Paesi limitrofi, sono che gli sforzi per contenere l’epidemia di Ebola devono fare i conti anche con grandi spostamenti di persone per i funerali, con l’usanza di toccare il corpo dei defunti…

R. – Questo aspetto fa parte della sensibilizzazione, perché non appena la malattia è stata identificata spetta poi ai sanitari, quindi anche al mistero della Salute locale, diffondere notizie al riguardo. Ovviamente, va usata la massima prevenzione: vanno utilizzati guanti, protezioni corporee, occhiali, mascherine. Quindi, l’abitudine che molti hanno in loco di lavare i corpi, di purificarli, non deve essere adottata in questi casi.

D. – In Guinea Conakry, avete un’equipe di una trentina di persone. Dalle notizie che vi giungono, questa febbre emorragica è legata esclusivamente all’Ebola o ci sono altre infezioni?

R. – Attualmente, abbiamo riscontrato circa 86 casi sospetti, di cui 60 mortali e per cause riconducibili all’Ebola. È chiaro che poi in tali contesti ci sono sempre anche altre emergenze, però al momento stiamo trattando questo tipo di malattia. Uno degli interventi di Medici Senza Frontiere è anche quello di garantire che il paziente, oltre al virus dell’Ebola, non abbia altre patologie. Certo, il tipo di epidemiologia del Paese è molto variegato: ci sono altri tipi di infezioni, come la malaria, l’hiv-aids…

D. – Cosa serve allora per la Guinea Conakry e per gli altri Paesi interessati?

R. – Noi abbiamo inviato 33 tonnellate di materiale in Guinea, con medicine e l’equipaggiamento necessario per l’isolamento dei pazienti, oltre al materiale per proteggere il sanitario che deve somministrare le cure. Questo non esclude l’intervento di Medici Senza Frontiere anche su altri fronti. Noi contiamo che l’emergenza si esaurisca rapidamente, in meno di qualche mese. Speriamo di riuscire a contenerla attraverso una sensibilizzazione da un punto di vista igienico, l’isolamento dei malati che sono stati identificati, la cura per quanto possibile sintomatica dei malati identificati e attraverso un chiaro messaggio delle autorità sanitarie.







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