"Ritratti di Santi": la vita di Giovanni XXIII letta da Giulio Base
Giovanni XXIII, Lucia di Fatima, Igino Giordani: questi tre “grandi” della fede sono
i protagonisti dell’edizione 2014 di "Ritratti di Santi", le letture quaresimali delle
agiografie scritte dal padre carmelitano Antonio Maria Sicari e interpretate da attori
professionisti nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. 24 marzo, 2 e 7
aprile le date dei tre appuntamenti. Ieri sera, il primo appuntamento con la vita
del “Papa buono”, ormai prossimo alla canonizzazione, letta da Giulio Base.
Paolo Ondarza l’ha intervistato:
R. – Per me,
è veramente un grandissimo onore essere lì, in tempo di Quaresima, davanti a un capolavoro
dell’umanità - dentro Santa Maria della Vittoria c’è l’"Estasi di Santa Teresa" del
Bernini - poter leggere delle vite dei Santi, che sono sempre vite meravigliose. Dietro
un Santo non c’è soltanto il “santino”: ci sono sempre vite piene di cose fuori dall’ordinario,
di grande contatto con Dio. Quindi, è sempre una grande esperienza soprattutto viverlo
insieme alle persone in chiesa. Io traggo sempre qualcosa e vado sempre a casa molto
più “esperto” delle cose della santità. Non mi sento il protagonista, intanto perché
ovviamente il protagonista è il Santo, ma anche se sono io la voce, mi sento veramente
parte di quella assemblea: siamo tutti insieme a vivere quell’emozione.
D.
– La professionalità e la fede insieme in un’esperienza di questo tipo, un’esperienza
artistica che però riesce a comunicare anche un forte sentimento spirituale…
R.
- Molto, anche perché sono i grandi esempi, secondo me, nella vita che servono di
più di tante parole. Io lo vedo come genitore: uno può fare lunghissimi discorsi,
però nei figli si rivedono le proprie azioni. Quindi, mi accorgo che più buone azioni
faccio, giuste più che buone, loro le ripetono. Accade la stessa cosa nella santità,
a cui tutti siamo chiamati: questa cosa a cui tutti siamo chiamati fa un po’ paura
a chi non crede, però lo stesso Papa Francesco, ovviamente, ha ricordato che quella
è la nostra chiamata. Guardare gli esempi di chi santo è davvero, non può che aiutarti
a cercare di migliorarti.
D. – Cosa significa per lei confrontarsi con una
figura come quella di Giovanni XXIII. E’ legato a questo Papa?
R. – Sì, molto.
Adesso che poi l’ho approfondito per prepararmi a questa lettura mi accorgo ancora
di più della statura immensa di un uomo che era veramente chiamato a quello fin da
bambino, nella provincia più sperduta del nord. In questo caso, poi, è un’anteprima.
Infatti, lo chiamiamo già “San” Giovanni XXIII e in realtà verrà santificato da qui
a un mese. Quando dirò “San” Giovanni XIII come lo sto dicendo adesso, in qualche
modo, c’è un’emozione nella voce perché lo abbiamo sempre chiamato Papa Giovanni.
Viene quasi spontaneo un accostamento a questo Papa, al nostro Francesco, oggi, perché
hanno ambedue un’umanità speciale, sono veramente due uomini che le persone - bambini,
vecchi, anziani, colti, ricchi, poveri, chiunque - sentivano veramente vicino.
D.
– In questi giorni, lei sta lavorando a qualche progetto in particolare?
R.
– Ho un film in uscita. Dopo 15 anni di fiction torno al primo amore, il cinema, e
quindi con un po’ di emozione, il 3 aprile, esce il mio film “Il pretore”. E’ tratto
da un romanzo best-seller di Piero Chiara.
D. - Come si inserisce questa parentesi
quaresimale all’interno della sua quotidianità?
R. – Per me, è veramente un
momento molto bello. E’ proprio un punto fermo delle mie quaresime ormai. La vera
rinascita, il vero anno nuovo, per me comincia sempre col Mercoledì delle Ceneri.
E’ vero che la Quaresima è il tempo forte per la Chiesa, ma io lo sento in particolare
come il vero tempo forte della mia vita spirituale.