Il Papa: cristiani e musulmani lavorino insieme alla pace e al bene comune
Lo sviluppo integrale delle persone e della società ha bisogno che i credenti in Cristo
e i seguaci dell’islam sappiano “lavorare insieme alla pace e al bene comune”. Lo
scrive Papa Francesco in occasione dell’ottavo incontro di preghiera islamo-cristiano
organizzato nel pomeriggio di martedì nella località libanese di Jamhour. A promuoverlo,
nella locale chiesa di Notre-Dame, è l'Associazione degli ex-allievi del Collegio
dell’Università San Giuseppe e del Collegio di Jamhour. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
In Libano, il
giorno dell'Annunciazione di Maria da quattro anni è festa nazionale. E da otto ai
piedi della Vergine di Notre Dame di Jamhour si riuniscono insieme in preghiera cattolici
e musulmani. Una esperienza che “rallegra” Papa Francesco, scrive il cardinale segretario
di Stato, Pietro Parolin, in un messaggio inviato a nome del Papa ai partecipanti
all’incontro islamo-cattolico. “Il Papa – prosegue il messaggio – vi incoraggia, cristiani
e musulmani, a lavorare insieme alla pace ed al bene comune, contribuendo così allo
sviluppo integrale delle persone e all’edificazione della società”.
Del resto
– ha spiegato padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio
per il Dialogo Interreligioso, intervenuto oggi pomeriggio all’incontro – “il dialogo
è una comunicazione biunivoca” e consiste “nel parlare ed ascoltare, nel dare e ricevere
in vista di uno sviluppo e di un arricchimento reciproco”. Dialogare, ha proseguito,
si fonda “sulla testimonianza della propria fede e su un’apertura alla religione dell’altro”
e ciò non significa, ha sottolineato, “tradire la missione della Chiesa” né dare spazio
a “un nuovo metodo di conversione al cristianesimo”, bensì si tratta di un dialogo
interreligioso fondato su quattro basi: vita, opere, scambi teologici ed esperienze
religiose. In sintonia con Papa Francesco, padre Ayuso ha poi messo in luce la comune
devozione di cristiani e musulmani alla Vergine Maria, “menzionata più volte nel Corano”.
Lei, ha detto, è un “modello di dialogo perché insegna a credere, a non fermarsi su
certezze acquisite, ma ad aprirsi agli altri ed a rimanere disponibili”. E tale vincolo
di devozione, ha osservato padre Ayuso, crea “sentimenti di amicizia” e può “incoraggiare
la collaborazione, la solidarietà” tra le due comunità, insieme con il “riconoscimento
reciproco come figli di un unico Dio, appartenenti alla medesima famiglia umana”.
Dunque,
ha concluso il rappresentante vaticano, è “con stima che la Chiesa si rivolge ai credenti
dell’islam” e al di là delle “differenze teologiche notevoli” tra le due religioni,
proprio “la venerazione condivisa per Maria può costituire un terreno favorevole alla
coabitazione tra le due comunità”.