Il card. Bagnasco: il nuovo governo rilanci il lavoro, più attenzione alla famiglia
e alla vita
Che il nuovo governo riesca a incidere sugli sprechi e metta in movimento lo sviluppo.
Lo chiede il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione per il
Consiglio episcopale permanente, che si è aperto lunedì a Roma. No poi a chi non vuole
riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza. Il servizio di Alessandro Guarasci:
L’Italia ha
bisogno di ripartire. Ne è convinto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco,
che a tutte le forze politiche chiede di rilanciare il lavoro, soprattutto per i giovani,
e sostenere i consumi. E questo deve passare attraverso un nuovo modo di pensare.
Dunque: no a “inutili e dannose burocrazie”, no al “vecchio schema di dura contrapposizione”
che danneggia solo i più deboli. La collaborazione deve essere piena:
“Auspichiamo
che il nuovo governo – con la partecipazione convinta e responsabile pel Parlamento
– riesca a incidere su sprechi e macchinosità istituzionali e burocratiche, ma soprattutto
a mettere in movimento la crescita e lo sviluppo, in modo che l’economia e il lavoro
creino non solo profitto, ma occupazione reale in Italia”
E questo perché
la povertà, lo dice anche la Caritas, sta aumentando. Ma poi, oltre alle esigenze
economiche, bisogna mettere in primo piano quelle spirituali. Il cardinale nota che
“l’obiezione di coscienza è ormai sul banco europeo degli imputati: non è più un diritto
dell’uomo?”. Va poi posta massima attenzione alla famiglia, spesso “disprezzata" sul
piano culturale e "'maltrattata' sul piano politico". Compito della Chiesa è difendere
la vita, combattendo un diffuso individualismo, e questo perché anche i bambini oramai
purtroppo sono soggetti all'eutanasia:
“È una visione iperindividualista
all’origine dei mali del mondo, tanto all’interno delle famiglie quanto nell’economia,
nella finanza e nella politica. Ma il sentire profondo del nostro popolo è diverso”.
Altre
emergenze del nostro tempo sono la lotta alla criminalità, le libertà religiosa ed
educativa. Proprio per la scuola, Bagnasco auspica che essa non sia "supina alle mode
culturali imposte”, in sostanza va respinta una "lettura ideologica del “genere”,
che vuole appiattire le diversità.