In prima linea per i migranti: la testimonianza dei difensori dei diritti umani in
Messico
Diventare vittime di tratta di persone, traffico di organi, sfruttamento sessuale
e lavorativo. Sono i rischi che corrono i migranti, uomini, donne e bambini, che tentano
di raggiungere gli Stati Uniti attraverso il Messico e che cadono nelle maglie della
criminalità organizzata. Negli anni, per contrastare questo drammatico business, sono
aumentati i difensori dei diritti umani dei migranti. Francesca Sabatinelli
ne ha incontrati due, giunti in Italia con l’appoggio della onlus Soleterre,
che cerca di dar loro voce in tutto il mondo:
Sono un esercito
in aumento, perché aumentano drammaticamente anche tutte le persone per le quali lottano.
Sono i difensori dei diritti umani dei migranti in Centro America, Messico e Caribe.
Sono organizzazioni, singoli, civili e religiosi, che lavorano ogni giorno a contatto
con coloro che finiscono nella rete della criminalità organizzata, diventando vittime
di soprusi e violenze lungo la "ruta del migrante". A controllare il percorso di queste
persone sono i cartelli della droga, i trafficanti che sequestrano per il pagamento
del riscatto o che chiedono cifre enormi per un passaggio in treno che porti i migranti
in fuga dalla povertà dei loro Paesi verso gli Stati Uniti. 50 milioni di dollari
è il giro di affari che ogni anno ruota attorno ai migranti, tutti ci guadagnano dallo
sfruttamento di questi “illegali”, anche le autorità messicane, colluse con il crimine
organizzato. Le vittime, ufficiali o desaparecide, sono migliaia, un numero imprecisato,
impossibile da fornire.
Accanto a loro ci sono i difensori, aiutano le migliaia
di migranti che ogni anno attraversano il confine messicano, li ospitano nei loro
"albergue", le strutture di accoglienza. Anche loro sono nel mirino dei criminali,
che li minacciano, ma senza esito, perché nessuno li ferma. Così come nessuno ha fermato
Frate Tomàs Gonzàles Castillo, conosciuto da tutti come “Frate Tempesta”, francescano,
opera a Tenosique, al confine con il Guatemala. E’ uno dei luoghi più pericolosi,
la prima fermata in Messico per i sudamericani e i centroamericani diretti negli Usa,
una rotta controllata dagli “Zetas”. Fray Tomàs da anni denuncia sequestri, estorsioni,
traffico di esseri umani, per questo è stato minacciato, ma lui continua perché i
migranti continuano ad aver bisogno di lui.
R. – No baja, aumenta! Aumenta
en toda la región. Ahora estamos recibiendo… Il numero di queste persone non diminuisce,
aumenta! E aumenta in tutta la regione. Adesso arrivano molti provenienti dell’America
Centrale, soprattutto da Honduras e dal Salvador, che chiedono rifugio in Messico
poiché c’è una forte violenza criminale nei loro Paesi. Bambini, bambine ed adolescenti
che arrivano totalmente soli: è aumentato molto il numero dei minori che sono totalmente
soli! Anche di donne… E’ chiaro poi che la donna e il minore sono i più vulnerabili
per la violenza in Messico. Una donna può essere violata moltissime volte durante
tutto il tragitto; un minore, soprattutto se femmina, se bambina, può essere vittima
potenziale della tratta delle persone ed essere destinata al lavoro forzato, alla
schiavitù sessuale o a qualsiasi altra cosa.
Suor Leticia Gutierrez,
suor Leti, scalabriniana, è diventata punto fermo per i migranti e per chi difende
i loro diritti. Con il suo impegno ha permesso la costruzione di 66 nuovi rifugi,
ogni suo sforzo è teso a creare e rafforzare in Messico una rete di Difensori di Diritti
Umani dei Migranti. Ed è lei a dirci che la soluzione per finire questo massacro esiste:
R.
– Claro que hay una solución! Para empezar, los mismos estados tenias que… Certo
che c’è una soluzione! Anzitutto gli stessi Stati dovrebbero affrontare la questione
dei migranti in modo diverso. C’è un libero transito di merci, c’è un libero transito
nel commercio, dovrebbe quindi esserci anche un libero transito per le persone! E
questo perché partono dal loro luogo di origine a causa della povertà, della miseria,
e delle poche opportunità di sviluppo che le persone hanno per il futuro. Le autorità
dovrebbero farsi carico del problema migratorio in modo diverso. In Messico intendiamo
presentare una petizione alle autorità sul libero transito almeno per coloro che vogliono
raggiungere il Messico o gli Stati Uniti per cercare una vita migliore. Non è possibile
che si continui ad uccidere, che si continui a portare il peso di queste morti – sempre
più morti! – sulle spalle. Questo non è più possibile! Tutti i giorni muoiono migranti
proprio a causa di questa politica restrittiva.
R. – Hay una involución, un
retroceso en las políticas migratorias a nivel mundial… C’è una involuzione, una
regressione nelle politiche migratorie a livello mondiale. Lo vediamo in Europa, lo
vediamo negli Stati Uniti. Ad esempio, due delle condizioni della riforma migratoria
degli Stati Uniti sono: ampliare il muro (una barriera di sicurezza costruita dagli
Stati Uniti lungo la frontiera al confine tra USA e Messico ndr) e aumentare di mille
persone in più la polizia di frontiera statunitense. Questa è una regressione! E’
necessaria una soluzione strutturale globale!
D. – Entrambi siete stati, come
tanti altri difensori dei diritti umani, minacciati di morte…
R. – Nosotros
no somos héroes, no somos súper-hombre ni súper-mujeres: somos … Noi non siamo
degli eroi! Non siamo né superuomini né superdonne: siamo persone comuni, normali,
reali, che hanno deciso di consacrarsi e che, per non tradire l’umanità e per vedere
nelle persone che soffrono Gesù stesso, stanno facendo quello che stanno facendo.
E noi andiamo avanti! E vogliamo dare la nostra vita, e lo diciamo veramente! Ci è
toccato fare questo, è molto difficile! Abbiamo paura, perché siamo esseri umani:
c’è pianto, c’è fatica, c’è sudore, c’è stato sangue, però noi andiamo avanti! E non
soltanto andiamo avanti per Cristo e per carità: no! Andiamo avanti perché vogliamo
giustizia! Vogliamo perseguire coloro che stanno facendo tanto danno nel governo e
che hanno permesso tutto questo!
R. – Ver a el otro, ver a la otra… Vedere
l’altro assassinato, vedere l’altra assassinata, è un qualcosa che non può lasciarti
con le braccia incrociate. Io credo che tutti noi, donne e uomini impegnati con i
migranti, lo siamo sì per una risposta di fede, ma lo siamo anche come risposta di
fraternità, perché non possiamo continuare a lasciare che uccidano i migranti e che
uccidano anche noi per farci stare zitti, in silenzio. Non possiamo continuare a sopportare
che uccidano tutta l’umanità in questi fratelli e sorelle.