“Il progetto di Francesco”. Libro-dialogo del vaticanista Rodari con il teologo
argentino Fernández
“Il progetto di Francesco. Dove vuole portare la Chiesa”. E’ il titolo di un libro-intervista
del vaticanista di “Repubblica”, Paolo Rodari, con il vescovo e teologo argentino
Victor Manuel Fernández, rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina.
Il volume edito dalla Emi si concentra in particolare sull’Esortazione apostolica
Evangelii Gaudium. Alessandro Gisotti ha chiesto a Paolo Rodari
di raccontare com’è nato questo libro:
R. – C’era il
desiderio qualche mese dopo l’elezione di Papa Bergoglio di conoscere più da vicino
la sua figura, soprattutto le sue origini, e dialogando con alcune persone in Vaticano
è venuto fuori che un teologo molto vicino a lui era mons. Fernández, che ha aiutato
il Papa ad Apareçida nel 2007 a scrivere il documento finale di quell’importante incontro
e poi anche probabilmente un po’ l’Evangelii Gaudium. Quindi, questo libro
è nato da questo desiderio di conoscere maggiormente il Papa e di incontrare una persona
che “avesse diritto”, diciamo così, di parlare di lui in presa quasi diretta.
D.
– Il libro è incentrato sulla Evangelii Gaudium, l’Esortazione apostolica ma
anche programmatica di Papa Francesco. Dalla conversazione con mons. Fernández cosa
emerge in particolare guardando a questo documento?
R. – Emerge una necessità
per un’azione importante e necessaria che, per il Papa, la Chiesa deve fare propria
in questo tempo: la necessità di uscire fuori da se stessa, abbandonare una certa
autoreferenzialità. Uscire significa andare incontro a tutti, ai poveri, agli ultimi
anche a coloro che sono poveri e ultimi nel cuore.
D. – Una categoria fondamentale
per Jorge Mario Bergoglio e in realtà lo si vede anche leggendo questo libro, perfino
dalla immagine scelta per la copertina è il popolo...
R. - Il popolo è la Chiesa,
la Chiesa è il popolo: siamo tutti noi, sono i vescovi, i cardinali, la gente, i fedeli,
i laici, gli ultimi, i primi. Il popolo siamo tutti noi. Il popolo è anche colui che
aiuta i pastori a guidare la Chiesa nella direzione più giusta. Ho dialogato a Buenos
Aires, prima della stesura di questo libro, con padre Gustavo Carrara che è un sacerdote
che vive in una delle villas miserias, una delle baraccopoli intorno a Buenos
Aires, e mi diceva che un giorno a una giovane coppia era morto un bambino, un piccolo
di sei anni. Lui era preoccupato perché non sapeva cosa avrebbe dovuto dirgli. E’
andato in casa loro, il piccolo era disteso sul letto con due ali di cartone. I genitori
hanno detto al sacerdote: “Padre Gustavo, adesso lui è in Cielo, è un angelo di Dio”.
Padre Gustavo ha capito che sono loro, che è il popolo che insegna le parole giuste
da usare, che gli insegna ad avere fede e non è tanto lui a dover insegnare! In questo
senso, mi pare che per Bergoglio il popolo sia proprio colui che insieme ai pastori
guida la Chiesa nella direzione giusta e aiuta ad avere fede.
D. – In questo
libro-conversazione si vede anche la solidità teologica dell’azione pastorale di Francesco…
R.
– Sì, mi sembra che questa solidità sia ancorata a questa teologia del popolo
che è propria dell’Argentina, diversa dalla teologia della liberazione sudamericana.
E’ una teologia del popolo nel senso che Bergoglio, per quello che ho potuto vedere
- anche per quel che Fernández dice - è proprio un pastore e le parole che dice, le
riflessioni teologiche che propone, anche le omelie così semplici che fa a Santa Marta
la mattina, che però hanno uno spessore teologico, hanno un fondamento proprio nel
vissuto. Papa Bergoglio per anni è stato fra la gente, a Buenos Aires, e la sapienza
popolare che distribuisce ogni volta che parla, ha le sue radici proprio in questa
grande missione pastorale che ha fatto precedentemente di essere eletto al soglio
di Pietro, e da lì è come se abbia potuto trarre a sua volta una sua nuova sapienza
da comunicare a tutti.