Ucraina, martedì prossimo riunione del Consiglio di Sicurezza Onu
L'Assemblea Generale dell'Onu si riunirà la prossima settimana per discutere della
situazione in Ucraina. Intanto l’Unione Europea ha firmato questo venerdì, nell’ambito
del Consiglio di capi di Stato e di governo, l’accordo politico per l’adesione di
Kiev. E il presidente Van Rompuy ha ribadito che "l'Europa è al fianco dell'Ucraina”.
Il servizio di Fausta Speranza:
La Russia
fa sapere agli Stati Uniti che risponderà “con forza” al nuovo round di sanzioni nei
confronti di funzionari russi. All’Ucraina il primo ministro russo, Medvedev, ricorda
il debito di 16 miliardi di dollari con Mosca per forniture di gas. Sul piano economico
sembra rispondere il premier ucraino, Iatseniuk: all’aeroporto, di ritorno da Bruxelles,
lamenta che la perdita della Crimea, ormai praticamente russa, ha causato all'Ucraina
un danno di "centinaia di miliardi di dollari". Spiega che Mosca ha "nazionalizzato
decine di strutture di proprietà dello Stato ucraino". Di economia parla intanto
anche il presidente della Commissione Europea. Barroso annuncia che entro giugno ci
sarà un piano per ridurre la dipendenza energetica dell’Ue dalla Russia. Resta da
dire che l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) lancia,
con l’arrivo in Ucraina di 15 esperti internazionali, un progetto per rafforzare il
dialogo tra le diverse etnie. Al di là della guerra delle dichiarazioni, il rischio
al momento è che tensioni scoppino nelle regioni dell’est dove ci sono forti presenze
russofone.
Sulle ricadute economiche degli eventi di questi giorni, Giancarlo
La Vella ha parlato con l’economista, Francesco Carlà:
R. – Le ricadute
economiche ci sono da parecchi lati: l’Ucraina chiaramente si impoverisce e cerca
aiuto dall’Unione Europea, dall’estero. Il Giappone si è offerto di offrire un finanziamento
di un miliardo di dollari. L’Europa e anche l’Italia rischiano alcuni business molto
importanti, come ad esempio la mega opera a South Stream che vale dieci miliardi di
dollari. Ma anche la Russia hai i suoi problemi, perché sia le solite agenzie Fitch
e Standard and Poor’s hanno degradato l’outlook di Mosca. Quindi anche lì, ci saranno
delle ripercussioni per tutti i titoli di Stato russi.
D. – Se la Russia dovesse
chiedere il rientro immediato dei debiti per le forniture di gas a Kiev, questa cosa
ricadrebbe in qualche modo anche sull’Europa?
R. – Qui l’escalation
è di tre tipi. Mediatica, con continui comunicati anche da parte di Stati Uniti, Europa,
Russia, Ucraina. Militare, con le scaramucce nelle zone russofone. E naturalmente
ripercussioni economiche, finanziarie, minacce e cose di questo tipo. Quindi, dal
combinato disposto di questi tre fronti possono nascere i profili più delicati e preoccupanti
per i prossimi giorni.
D. – Guardando al futuro, si corre il rischio che si
ricrei un mondo a blocchi contrapposti?
R. – Intanto, dal punto di vista politico
l’Unione Europea ha detto che il G8 non esiste più. Quindi, Mosca sta già subendo
le sue ripercussioni. Che si crei un mondo, di nuovo da un punto di vista economico,
simile a quello del periodo della Guerra Fredda, del Muro di Berlino, ho molti più
dubbi perché le interrelazioni di tipo finanziario, industriale ed economico sono
molto più ampie, complesse e stratificate. Credo sia possibile che tutte le parti
trovino molto sgradevole proseguire eccessivamente su questa linea. Non credo che
dal punto di vista economico e finanziario sia molto conveniente. Naturalmente, restano
gli scenari militari, per i quali è molto più difficile stabilire i confini e i termini.