Thailandia: la Corte costituzionale ha invalidato le legislative del 2 febbraio
Con la sentenza di annullamento da parte della Corte costituzionale della tornata
elettorale de 2 febbraio, si apre un nuovo capitolo nella lunga crisi thailandese.
Il governo è sempre meno in grado di operare, mentre,e l'opposizione è incerta davanti
alla tenacia dell'esecutivo e al rischio di scontro aperto con i filo-governativi.
Il servizio da Bangkok, di Stefano Vecchia:
Con 6 giudici
a favore e 3 contrari, la Corte costituzionale thailandese ha decretato l'illegalità
della consultazione elettorale del 2 febbraio. Al centro della decisione, il moltiplicarsi
delle scadenze per l'impossibilità di molti elettori di accedere ai seggi o alle schede
dato il boicottaggio da parte dell'opposizione. La legge elettorale, basata su una
prescrizione della costituzione del 2007 impegna infatti al voto in una sola tornata
.Le elezioni anticipate erano state chieste a gennaio dal primo ministro nel tentativo
di opporsi alle crescenti proteste con la richiesta di dimissioni e al ritiro dal
parlamento di tutti i rappresentanti dell'opposizione. Durante la campagna elettorale
e nelle giornate del voto, le azioni di boicottaggio avevano impedito la registrazione
dei candidati in 28 circoscrizioni e la chiusura di almeno il 10% delle sezioni elettorali.
Il governo aveva risposto confermando la validità del voto e organizzando nuove tornate
suppletive. In base a questo, la Commissione elettorale aveva indicato due nuove date
nel mese si aprile, ma allo stesso tempo aveva avvisato che non essendo stato possibile
costituire un nuovo governo entro 30 giorni dall'elezione primaria, questa poteva
risultare inutile, rimandando alla Corte costituzionale una decisione. La Corte, aveva
già accolto un appello dell'opposizione e in base a questa ha oggi sentenziato la
nullità del voto. Per il governo, che è privato della maggior arte dei poteri dalla
sua situazione di provvisorietà e che si trova ad affrontare diversi giudizi, due
dei quali, da parte della Commissione nazionale anti-corruzione a carico della premier
Yingluck Shinawatra, ha definito “un cattivo precedente”la sentenza che comunque rappresenta
un'ulteriore delegittimazione dell'esecutivo la cui sorte sta segnando il paese da
mesi davanti alla protesta di piazza e alle crescenti pressioni legali e giuridiche.