Libia: ucciso professore cristiano irakeno. Il patriarca Sako si interroga sul futuro
della regione
Si chiamava Adison Karkha ed era un cristiano di Kirkuk il professore 54enne, Preside
della facoltà di medicina dell'Università di Sirte, ucciso martedì scorso mentre si
recava al lavoro con la sua auto. Il ritrovamento del suo corpo crivellato di colpi,
in una zona dove operano le bande di islamisti radicali di Ansar al-Shariah, conferma
le apprensioni sulla condizione dei cristiani nella Libia post-Gheddafi, già allarmanti
dopo la strage di sette lavoratori egiziani copti trucidati a Bengasi lo scorso 23
febbraio. Dopo l'assassinio del professor Karkha, il Ministero degli esteri iracheno
ha chiesto al governo libico di fare tutto il possibile per arrestare gli esecutori
dell'omicidio.
La tragica fine di Adison Karcha suggerisce al patriarca di
Babilonia del Caldei, Louis Raphael I Sako, considerazioni generali sulle dinamiche
convulse in atto in Medio Oriente e nei Paesi del nord Africa: “Il professore” riferisce
all'agenzia Fides il patriarca Sako “era emigrato in Libia con la moglie più di sette
anni fa, anche per sottrarsi all'insicurezza dell'Iraq e cercare di continuare con
tranquillità il suo lavoro. Adesso, dopo la caduta di Gheddafi, anche in Libia dilaga
il fondamentalismo islamista. Quel fenomeno per me continua a rappresentare un enigma:
inseguono il disegno fuori dal tempo di imporre uno Stato islamista, e la loro ideologia
religiosa viene sfruttata politicamente.
In ogni caso” aggiunge il patriarca
“la grande domanda che ci facciamo riguardo alla Libia, all'Iraq e a tutta la regione
è sempre la stessa: la fine dei regimi ha migliorato o peggiorato le cose? Si vede
che non c'è progresso nei servizi, nel lavoro, nell'economia, nella sicurezza. La
corruzione sembra addirittura aumentata, e tutto è diventato motivo di scontri settari.
Attendevamo di veder crescere il senso di una comune cittadinanza, mentre avanzano
solo nuovi confessionalismi. E allora ci chiediamo qual'è davvero il futuro dei nostri
popoli e dei nostri Paesi”. (R.P.)