2014-03-21 15:47:02

Incontro su Chiara Lubich e le religioni: testimonianze a 6 anni dalla scomparsa


Chiara Lubich: donna del dialogo e della profezia. Così è stata ricordata, a 6 anni dalla sua scomparsa, la fondatrice del Movimento dei focolari. A testimoniare del suo grande impegno per il dialogo interreligioso, sono state personalità di diverse fedi provenienti da tutto il mondo, riunite alla conferenza pubblica “Chiara e le religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana”. L’incontro si è svolto alla Pontificia Università Urbaniana e ha concluso un simposio interreligioso di tre giorni svoltosi a Castelgandolfo. Servizio di Antonella Pilia:RealAudioMP3

La luce di Cristo portata dal carisma dell’unità di Chiara Lubich risuona ad una voce dagli interventi di coloro che l’hanno conosciuta e con lei hanno percorso il cammino verso l’ideale della fratellanza universale. Sono cristiani, buddisti, musulmani, ebrei e indù, in rappresentanza dei 250 partecipanti del Simposio interreligioso dei giorni scorsi. “Chiara puntava all’unità, superando le differenze generazionali, di razza, paese e religione”, in nome dell’evangelico “affinché tutti siano uno”, ribadiscono i buddisti. Come una “una donna di profonda ispirazione, ricevuta dal Signore” la ricordano invece i musulmani, che grazie a lei hanno approfondito la conoscenza del Corano. L’ultima testimonianza è di un indù: “La vita di Chiara - dice - mi ha ricordato che dobbiamo essere strumenti di amore concreto e di servizio verso gli altri”. Maria Voce, attuale presidente del Movimento dei Focolari:

R. – Diciamo che, dopo sei anni, il ricordo di Chiara è ancora più forte e ci impegna a vivere come lei ha vissuto tutta la vita, incontrando ogni persona con questo atteggiamento di dialogo, che per lei era amare l’altro come avrebbe desiderato essere amata, quindi mettersi nei panni degli altri, ascoltarli fino in fondo, scoprire il dono che l’altro è e fare dono di se stessa all’altro. In questo spirito, credo che possiamo continuare il cammino che stiamo facendo e l’esperienza di questo momento, con questo gruppo interreligioso, lo dimostra.

D. – Nel mondo attuale è sempre più importante cercare un incontro tra i popoli. Da questo punto di vista, l’eredità di Chiara vi spinge ad andare avanti. Cosa vedete nel vostro orizzonte?

R. – Vediamo una grande sfida nella difficoltà che il mondo incontra in questo momento, ma vediamo anche che quello che Chiara ha proclamato come dialogo aveva una valenza profetica e che forse le domande cui risponde questo dialogo, che Chiara ha instaurato, sono più pressanti oggi di quando l’ha annunciato. Di fronte, cioè, a questo frantumarsi apparente del mondo, sentiamo che non possiamo fare altro che quello che lei voleva, cioè che i fratelli si amino: essere noi per primi ad amare e insegnare a tutti ad amarsi da fratelli, come siamo in questa umanità, perché tutti figli di Dio. Chiara voleva che l’umanità diventasse una famiglia e in una famiglia non ci si appiattisce, non si è tutti uguali – ci sono i grandi e i piccoli, ci sono i più dotati e i meno dotati – ma si è una famiglia, una famiglia unita dall’amore scambievole. E questo noi lo stiamo sperimentando con queste persone, di varie fedi, di varie religioni, che si riconoscono tutte nell’unico spirito di questa famiglia, che è lo spirito dell’amore scambievole.

D. – Chiara aveva un sogno particolare?

R. – Il suo sogno lei l’ha confidato una volta: voleva portare a Dio il mondo fra le sue braccia. Noi cerchiamo di essere le sue braccia per aiutarla a portare questo mondo a Dio, tutto unito.







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