2014-03-21 14:14:04

A Roma la Via Crucis “Per le donne crocifisse”, vittime di tratta e prostituzione coatta


Una Via Crucis “Per le donne crocifisse”, vittime di tratta e prostituzione coatta, si è snodata questo venerdì sera nel centro di Roma. L'evento è stato ricordato da Papa Francesco all'Angelus di domenica scorsa. La partenza alle 19.30 da Piazza Santi Apostoli mentre la tappa di arrivo è alla Chiesa in Santa Maria in Traspontina, in via della Conciliazione; durante il percorso le toccanti testimonianze di alcune ragazze. Ad organizzare la processione, l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che da anni si impegna per la liberazione di tante giovani schiavizzate. Debora Donnini ha intervistato don Aldo Buonaiuto, della segreteria organizzativa:RealAudioMP3

R. - È una Via Crucis simbolica ma molto importante, dal titolo “Per le donne crocifisse”, pensando a quelle donne più dimenticate e allo stesso tempo più usate da oltre nove milioni di maschi italiani che sono sulle strade di Italia e nei locali a comprare il corpo di ragazze giovanissime, portate in Italia con l’inganno, attraverso una vera e propria tratta degli esseri umani, ridotte in stato di schiavitù, torturate, e che ogni giorno subiscono violenze e percosse.

D. – In base alla sua esperienza di aiuto alle ragazze vittime della prostituzione, come avviene il traffico di queste giovani donne? Sono consenzienti o sono portate qui con l’inganno? Quali sono le differenze, anche in base ai Paesi da cui provengono?

R. – In questa Via Crucis, il nostro sguardo va alle donne vittime della tratta e della prostituzione schiavizzata. Parliamo di quelle donne al 99% straniere, oltre 100mila, sulle strade d’Italia che sono condotte qui con l’inganno di una promessa di lavoro. Non dimentichiamo che provengono da Paesi poverissimi - Nigeria, Romania, Albania, Moldavia, Bulgaria – luoghi dove molto spesso le ragazze sono avvicinate proprio perché si conosce lo stato in cui versano - specialmente le loro famiglie – che è uno stato di grande povertà. Allora, ecco che la ragazza reclutata viene adescata proprio con questa promessa: poter trovare un lavoro che consenta di aiutare le loro famiglie. Si intraprendono questi viaggi che lungo il percorso si rivelano i viaggi delle botte, dell’assogettazione: quando arrivano in Italia queste donne giovanissime sono già assoggettate e ricattate nei confronti proprio dei loro cari.

D. – Dal ’91 ad oggi l’Associazione Papa Giovanni XXIII è riuscita a liberare circa settemila ragazze ridotte in schiavitù. Come intervenite per salvare queste ragazze?

R. – Interveniamo su quasi tutto il territorio nazionale andando in strada con le nostre unità di strada: persone eroiche, ragazzi, giovani, persone che le avvicinano cercando di dar loro il coraggio, di far vincere loro la paura ed aprire un dialogo. Allora, quando si cominciano a fidare, si intraprende il percorso di protezione sociale per reinserirle nella società, cercare un lavoro e ristabilire soprattutto un rapporto di fiducia e di affetto attraverso le nostre case-famiglia.

D. – Voi cosa chiedete alle istituzioni?

R. – Noi chiediamo che l’Italia possa recepire la direttiva europea che chiede di disincentivare la domanda. Abbiamo anche messo in atto una petizione - che si può vedere nel nostro sito - perché l’Italia possa accogliere questa risoluzione d’Europa: la domanda si colpisce punendo i clienti, facendo una grande opera di prevenzione e di rieducazione.

D. – Al termine della Via Crucis, alle 22.00, c’è un oratorio sacro dal titolo “Lo sposo dell’umanità”. In cosa consiste?

R. – Consiste in un bellissimo gruppo di giovani che si sono riuniti – loro vengono da Fabriano, dalle Marche – per cantare e pregare. Si ripercorrerà attraverso alcuni passi della Sacra Scrittura il percorso dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà. L’augurio che faremo per la Pasqua a tante ragazze è che possano trovare il coraggio di liberarsi da quella morte.







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