La risposta cristiana alla violenza. Convegno organizzato dai vescovi del Lazio
Omicidi tra le mura domestiche, femminicidi, atteggiamenti aggressivi tra gli adolescenti,
conflitti internazionali. Le notizie veicolate dai media sollecitano spesso nell’immaginario
collettivo sentimenti di impotenza e la paura finisce per avere l’ultima parola. L’argomento
è stato al centro del Congresso annuale della commissione per l’ecumenismo della Conferenza
episcopale del Lazio ieri a Sacrofano sul tema “La risposta cristiana alla violenza”.
Varie le testimonianze provenienti da tutto il mondo. Paolo Ondarza ha intervistato
mons.Marco Gnavi, incaricato dell’ufficio per l’ecumenismo del Vicariato
di Roma:
R. - La cronaca
purtroppo ci offre mille esempi tragici, ma bisogna saper leggere oltre. In tutte
le sue manifestazioni la violenza deve poter trovare una risposta nell’umanesimo cristiano
e, come ci suggeriscono le parole di Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, la misericordia,
la gioia del Vangelo ricostituiscono, ricostruiscono la pace sociale a partire dall’inclusione
degli ultimi, dalla forza del kerigma.
D. – L’invito è a considerare il Vangelo
come bussola che possa orientarci in mezzo a tante brutte notizie …
R. - Sia
se parliamo di conflitti generazionali, o di conflitti tra i popoli, o di vita violenta
quando si vince il male con il bene si purifica il tessuto sociale da quei germi,
da quel virus di contrapposizione che può contagiare gli adolescenti e gli adulti.
D.
– L’umanesimo cristiano è un’importante chiave di lettura anche per leggere fatti
di cronaca - dobbiamo costatare numerosissimi – riguardanti episodi, quasi quotidiani,
di femminicidio …
R. - Si colpiscono le donne, generatrici di vita, la parte
meno belligerante dell’umanità, la parte più fragile, ma anche la donna madre ed i
bambini sono vittime al pari delle madri. Non si tratta di contrapporre l’uomo alla
donna, ma occorre riscoprire in tutti il proprio carisma, la propria originalità ed
aiutare tutti - uomini e donne - nella loro differenza, nella loro diversità, a cooperare
per un mondo migliore.
D. - La risposta cristiana alla violenza, è bene dirlo,
non è una risposta fondata sull’utopia; è una risposta fondata su di una persona:
Gesù Cristo…
R. - Assolutamente sì. Siamo in tempo di Quaresima; idealmente
ci dirigiamo tutti verso Gerusalemme dove la lotta agonica fra il male ed il bene
è stata condotta da Gesù. Nel momento di maggiore abbassamento di kenosis, di umiliazione
della sua vita, sulla Croce splende l’altezza, la grandezza dell’amore cristiano.
Gesù ha vinto il male con il bene e anche noi contrapponendo il bene al male possiamo
fare molto, pur nella nostra fragilità, seppur il mondo sia complesso, complicato
e contraddittorio. La risposta cristiana alla violenza può essere praticata e percorsa
da tutti, dotti, ignoranti, poveri, ricchi, peccatori e giusti. È una grande avventura
in cui per altro Papa Francesco ci sta coinvolgendo con entusiasmo, aiutando tutti
a capire che non si tratta di sacrificio ma di misericordia e di una vita benedetta.
D.
- Quindi, non ci si deve fermare alla paura ma, sullo slancio dell’invito evangelico,
diventare testimoni di speranza…
R. - Parlando di risposta cristiana dobbiamo
anche dire che siamo veramente circondati da una grande nube di testimoni: in gran
numero ci guidano, ci accompagnano, ci aiutano ad aver maggiore coraggio e maggiore
generosità.
D. - Testimoni che purtroppo non fanno notizia. La notizia è oggi
caratterizzata più dal fatto eclatante che incute paura…
R. - Sì. Bisogna leggere
la storia ed il presente, al di là delle intimidazioni dei media che ci dicono che
il mondo è solo negativo. Una storia umile è probabilmente sottesa a tante notizie
ed il bene è visibile a chi prova a vederlo, a chi prova a leggerlo.