Ucraina: riunione al Consiglio di sicurezza Onu. Ban Ki moon atteso a Mosca e Kiev
Ucraina al centro delle preoccupazioni internazionali: se ne è parlato ieri sera al
Palazzo di Vetro a New York, mentre oggi è atteso a Mosca il Segretario generale delle
Nazioni Unite. Da Washington l’appello alla Russia a dialogare con Kiev, dopo l’attacco
ad una base militare ucraina nell’ovest della Crimea. Il servizio di Roberta Gisotti: Torna
a riunirsi, alle 20 in Italia, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, questa volta a
porte aperte, dopo il veto di Mosca sabato scorso ad invalidare il referendum in Crimea.
Speranze per una mediazione pacifica tra Mosca e Kiev sono rivolte all’incontro domani
nella capitale russa tra Ban Ki moon e il presidente Putin e il ministro degli Esteri
Lavrov. Quindi venerdì lo stesso Ban si recherà a Kiev per colloqui con il presidente
ucraino ad interim Turconov ed il premier Iatseniuk. Il segretario generale dell’Onu
tenterà – come già chiesto alle parti all’inizio della crisi - una soluzione guidata
dai principi della Carta delle Nazioni Unite. Intanto Washington richiama Mosca a
rispondere delle azioni delle sue truppe in Crimea e a dialogare con Kiev. E a Londra,
il premier Cameron chiede che nel G7 la prossima settimana a L’Aja si discuta l’espulsione
permanente della Russia dal G8. Mentre a Berlino il ministro degli Esteri Steinmeier
invoca che la missione Osce in Ucraina parta entro 24 ore. Intanto Kiev è uscita dalla
Csi la comunità di Stati indipendenti nata dalle ceneri dell’Unione sovietica. E,
dall’Ue la proposta di un altro miliardo di aiuti all’Ucraina per affrontare la crisi
economica, in aggiunta al 610 milioni di euro già stabiliti. Sul terreno la notizia
che i servizi segreti russi avrebbero prelevato dallo Stato Maggiore a Sebastopoli
il comandante della Marina militare ucraina Gaiduk. Degli aspetti giuridici di
questa vicenda Luca Collodi ha parlato con Angela Del Vecchio, docente di diritto
internazionale all'Università Luiss: R. – Nel diritto
internazionale il principio di autodeterminazione dei popoli non può essere applicato:
questo l’ha detto anche il segretario generale delle Nazioni Unite ed è stato ripetuto
continuamente in tanti atti dell’Onu. Non può portare a giustificare il distacco di
queste minoranze e la formazione di nuovi Stati; può portare soltanto al fatto che
all’interno di quegli Stati unitari ci siano delle norme che prevedano maggiore autonomia,
maggiore rispetto, tutela dei diritti di queste minoranze. Quando si tocca questo
tema è un tema delicatissimo, perché le minoranze di lingua russa, ad esempio, esistono
anche nei Paesi baltici che ora fanno parte dell’Unione Europea, esistono in tante
zone. Non vorrei poi che il principio di autodeterminazione diventasse la giustificazione
come fu per i Sudeti - si è citato già questo esempio - per il regime nazista. Non
possiamo giustificare tutto con l’autodeterminazione dei popoli.
D. – A questo
punto che cosa può succedere?
R. – Direi che forse ci si può fermare qui. Spero
che ci si possa fermare qui. In realtà, infatti, la Russia aveva un fortissimo interesse
in Crimea per il porto di Sebastopoli, nel quale ha sede la flotta navale russa, che
poi controlla il Mediterraneo. Senza quel porto, la flotta navale russa per il Mediterraneo
come si muove? C’era quindi questo motivo particolare, tanto che c’era anche un trattato
tra la Russia e l’Ucraina per la gestione, l’amministrazione di questo complesso problema.
Io penso, però, che Putin si fermi all’annessione della Crimea e non vada più avanti.
Ha raggiunto l’obiettivo: ha dimostrato all’Occidente che la Russia non vuole essere
bloccata nella sua predominanza in certi settori, vuole riaffermare il suo controllo
nelle aree che appartenevano alla ex Unione Sovietica. Insomma, credo che la dimostrazione
l’abbia data e che forse potrebbe fermarsi qui.
D. - Un’ultima riflessione.
Su questi episodi si può tornare a parlare di ‘guerra fredda’, in particolare tra
Stati Uniti e Russia, o è eccessivo?
R. – Io spero che non si torni ad una
‘guerra fredda’. Adesso siamo nel momento della reazione più immediata. I tempi cambiano.
Ci sono tanti di quegli interessi economici che ormai siamo interdipendenti. L’economia
occidentale e l’economia russa sono interdipendenti: nessuno può fare a meno dell’altro.
E’ vero, ci possono togliere il gas, ma loro poi a chi lo vendono? Tutti ormai nel
mondo della globalizzazione sono connessi. Non è più il vecchio mondo. Credo che ognuno
in questo campo abbia voluto delimitare le proprie sfere di influenza. E la Russia
le ha volute delimitare in maniera molto netta, per quanto riguarda la Crimea.