2014-03-19 13:07:45

Egitto, crescono le tensioni in attesa della data delle presidenziali


L’Egitto, un Paese ancora lontano dall’intraprendere un processo stabile di pacificazione. La cronaca giornaliera parla di continue violenze e vittime, mentre prosegue la protesta antigovernativa del fronte islamico pro Morsi, il presidente deposto, nonostante la messa al bando dei Fratelli Musulmani. In questo difficile clima il Paese si appresta a scegliere il prossimo capo dello Stato. Sulla situazione egiziana, Giancarlo La Vella ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. - Si sta avvicinando - con il partito dei Fratelli musulmani ormai dichiarato fuorilegge da tempo - il momento delle elezioni presidenziali, dove il candidato forte sarà il capo dell’esercito e ministro della Difesa al-Sisi. Tra una settimana, dieci giorni massimo, ci dovrebbe essere la decisione sulla data delle elezioni. Quindi tutti gli schieramenti sono in fermento, anche perché i Fratelli Musulmani, essendo illegali, partono in condizioni di inferiorità. Il punto centrale, che sta suscitando infinite discussioni, riguarda la legge elettorale, la quale prevede che non ci possa essere appello alle decisioni prese dalla commissione elettorale.

D. - E questa cosa potrebbe aggravare la protesta?

R. – Sì, anche perché il problema degli avversari di al-Sisi è questo: se non riescono a fare una coalizione e non scelgono un unico candidato in qualche modo forte, non hanno alcuna chance. In questo momento non ci sono nomi forti alternativi a quello di al-Sisi, il quale potrebbe vincere anche per mancanza di veri concorrenti.

D. - Quali sono le altre problematiche che l’Egitto oggi deve affrontare?

R. - Esiste soprattutto un problema di economia allo sfascio: l’Egitto in questo momento sopravvive di aiuti provenienti soprattutto dall’Arabia Saudita, suo grande rivale e, in questo momento, suo soccorritore. Quindi, se l’economia non si riprende, tutte le tensioni non possono che aggravarsi.

D. – In che modo la comunità internazionale, preoccupata ora soprattutto per le vicende dell’Ucraina e della Siria, sta guardando all’Egitto?

R. - In verità l’Egitto è un Paese che ha una forte dinamica interna e in questo momento di difficoltà non svolge un grande ruolo internazionale: l’Egitto non interferisce in alcun modo nelle altre vicende del Medio Oriente; semmai è esso stesso oggetto di una certa indifferenza. Quando l’Egitto tornerà ad essere un grande Paese, allora inevitabilmente cercherà di nuovo il ruolo di leadership, un ruolo che rimpiange dai tempi di Nasser.







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