2014-03-19 12:00:31

Crimea: soldati russi attaccano base militare ucraina. Ban Ki-moon domani a Mosca


Sale decisamente la tensione nella vicenda della Crimea. Soldati russi hanno attaccato una base militare ucraina nell'ovest della Crimea. Lo dice il portavoce del ministero della Difesa di Kiev. Inoltre, il comandante della marina militare ucraina, secondo la stampa locale, è stato portato via dalla sede dello Stato maggiore di Sebastopoli da agenti dei servizi segreti russi. Sebastopoli ha rifiutato la visita del vice premier e del ministro della Difesa ucraini. Domani sarà a Mosca il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, che potrebbe incontrare il presidente russo Vladimir Putin. Stasera si riunisce il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Degli aspetti giuridici di questa vicenda Luca Collodi ha parlato con Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all'Università Luiss:RealAudioMP3

R. – Nel diritto internazionale il principio di autodeterminazione dei popoli non può essere applicato: questo l’ha detto anche il segretario generale delle Nazioni Unite ed è stato ripetuto continuamente in tanti atti dell’Onu. Non può portare a giustificare il distacco di queste minoranze e la formazione di nuovi Stati; può portare soltanto al fatto che all’interno di quegli Stati unitari ci siano delle norme che prevedano maggiore autonomia, maggiore rispetto, tutela dei diritti di queste minoranze. Quando si tocca questo tema è un tema delicatissimo, perché le minoranze di lingua russa, ad esempio, esistono anche nei Paesi baltici che ora fanno parte dell’Unione Europea, esistono in tante zone. Non vorrei poi che il principio di autodeterminazione diventasse la giustificazione come fu per i Sudeti - si è citato già questo esempio - per il regime nazista. Non possiamo giustificare tutto con l’autodeterminazione dei popoli.

D. – A questo punto che cosa può succedere?

R. – Direi che forse ci si può fermare qui. Spero che ci si possa fermare qui. In realtà, infatti, la Russia aveva un fortissimo interesse in Crimea per il porto di Sebastopoli, nel quale ha sede la flotta navale russa, che poi controlla il Mediterraneo. Senza quel porto, la flotta navale russa per il Mediterraneo come si muove? C’era quindi questo motivo particolare, tanto che c’era anche un trattato tra la Russia e l’Ucraina per la gestione, l’amministrazione di questo complesso problema. Io penso, però, che Putin si fermi all’annessione della Crimea e non vada più avanti. Ha raggiunto l’obiettivo: ha dimostrato all’Occidente che la Russia non vuole essere bloccata nella sua predominanza in certi settori, vuole riaffermare il suo controllo nelle aree che appartenevano alla ex Unione Sovietica. Insomma, credo che la dimostrazione l’abbia data e che forse potrebbe fermarsi qui.

D. - Un’ultima riflessione. Su questi episodi si può tornare a parlare di ‘guerra fredda’, in particolare tra Stati Uniti e Russia, o è eccessivo?

R. – Io spero che non si torni ad una ‘guerra fredda’. Adesso siamo nel momento della reazione più immediata. I tempi cambiano. Ci sono tanti di quegli interessi economici che ormai siamo interdipendenti. L’economia occidentale e l’economia russa sono interdipendenti: nessuno può fare a meno dell’altro. E’ vero, ci possono togliere il gas, ma loro poi a chi lo vendono? Tutti ormai nel mondo della globalizzazione sono connessi. Non è più il vecchio mondo. Credo che ognuno in questo campo abbia voluto delimitare le proprie sfere di influenza. E la Russia le ha volute delimitare in maniera molto netta, per quanto riguarda la Crimea.







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