2014-03-19 08:25:57

Ancora violenze in Siria mentre Assad avvia l'Agenzia Spaziale Siriana


In Siria non si arresta il conflitto. Il presidente Assad, dopo tre anni di conflitto costato la vita a quasi 150mila persone e costato alle casse statali 22,5 miliardi di dollari, ha deciso di dare il via libera alla creazione dell'Agenzia Spaziale Siriana. Marina Calculli RealAudioMP3

I raid israeliani colpiscono ancora una volta la Siria. Non ci sono però da distruggere carichi d’armi potenzialmente destinati a Hezbollah come le altre volte, ma un incidente mortale sul Golan, al confine, che ha scatenato le ire di Netanyahu. Il premier avverte: “colpiremo ancora più fortemente se necessario”. E Tel Aviv tenta di attribuire la colpa dell’incidente a Hezbollah, anche se per ora – dicono fonti della difesa israeliana – “non ci sono le prove”. In Siria intanto l’offensiva di primavera continua. A Yabrud, a nord di Damasco l’esercito sostenuto da Hezbollah, continua ad attaccare i ribelli, mentre l’aviazione bombarda Aleppo e Homs. Il capo dell’opposizione politica, Ahmad Jarba, chiede all’Europa di fornire armi agli insorti, in particolare missili terra-aria che possano contrastare l’aviazione. “Non pensate – dice Jarba a Bruxelles - che queste armi possano finire nelle mani dei fondamentalisti” che comunque combattono sul terreno. Intanto, nel bel mezzo di una guerra che è già costata finora oltre 22 miliardi di $ al regime siriano, Bashar annuncia il lancio della agenzia spaziale siriana per promuovere la ricerca scientifica.


La Caritas in prima linea nell’emergenza in Siria per portare, dove serve, acqua cibo e medicine, ma anche sostegno psicologico a bambini e mamme. Avviati anche progetti per riprendere la scolarizzazione, ferma da tre anni. Sul terreno, devastato dalla guerra, Caritas Siria è sostenuta dalle Caritas di altri Paesi come: Italia, Usa, Germania e Francia. Massimiliano Menichetti ha intervistato Silvio Tessari responsabile area asiatica di Caritas Italia:RealAudioMP3

R. – Quasi un terzo della popolazione siriana, che era di 20 milioni di abitanti, è in una situazione di fragilità, di fuga e vittima di violenza, quindi in una situazione assolutamente tragica.

D. – Insieme a Caritas Siria, oltre a fronteggiare le emergenze di cibo, freddo e medicine siete impegnati anche nel sostegno psicologico, in particolare nei confronti dei bambini e delle mamme …

R. – Certo: è un fronte di emergenza e bisogna correre prima che sia troppo tardi per garantire almeno, nei limiti del possibile, un minimo di riequilibrio psicologico, perché i bambini possano – nonostante tutto – avere la speranza di una vita diversa da quella attuale, che è assolutamente orribile.

D. – Materialmente, come state lavorando sul campo?

R. – Diciamo che la struttura è organizzata con degli psicologi professionisti che si fanno aiutare da un gruppo di volontari in ogni località dove c'è bisogno, proprio per insegnare e studiare e verificare, naturalmente, il buon andamento di queste attività di cura dell’equilibrio psicologico e le prospettive anche di speranza.

D. – La Caritas in prima linea è al fianco dei bisognosi, di chi ha necessità. Ci sono molte zone, però, che ancora non sono raggiunte da nessuno …

R. – Il primo problema è proprio quello di riuscire a raggiungere i villaggi più abbandonati, e ce ne sono ancora tanti. La realtà della Siria è peggiore di quella che noi vediamo dai rapporti, proprio perché c’è un numero indefinito di persone che chissà come stanno! Non certamente bene …

D. – In questo scenario, voi siete impegnati anche nei progetti di educazione: un fronte tutt’altro che secondario …

R. – L’aspetto della mancanza di formazione scolastica sfugge un po’ alle analisi, perché si parla di cibo, di viveri, di medicinali, di ricoveri, delle necessità di base: di vivere e di essere curati e di avere una certa protezione. Il fatto che da alcuni anni – da tre anni – i bambini, i giovani, gli studenti praticamente non vadano a scuola, è una bomba a ritardo, mi verrebbe da dire, e gli effetti li vedremo negli anni prossimi. Adesso la Caritas Siria è organizzata in sei regioni, cioè in sei località – tra cui la capitale, naturalmente, Damasco – e le grosse città come Aleppo, Homs, la costa eccetera; sta aiutando circa 2.300 studenti che sono una piccola percentuale – sia ben chiaro – rispetto alle necessità.

D. – In questo caso, chi fa scuola? Come siete organizzati?

R. – Gli insegnanti sono tutti volontari e sono gli studenti universitari, quindi non necessariamente maestri o professori. Una nota che fa capire anche la difficoltà è che si fa scuola di giorno, quando si può, ma di notte spesso in situazioni in cui si sta relativamente più tranquilli in luoghi chiusi e quindi si può dare questo servizio scolastico.

D. – Quindi, in questo contesto si cerca comunque di costruire una rete di istruzione che possa garantire un futuro al Paese: è questa un po’ la sfida?
R. – E’ questa la sfida e in particolare, proprio mons. Audo, il presidente del Caritas Siria, dice: “Questo è uno dei nostri compiti più importanti, come cristiani, visto che molti se ne sono andati. Quelli che restano devono veramente avere la consapevolezza di avere un ruolo cruciale per restaurare la pace. Non hanno interessi nel potere, nessun obiettivo particolare se non quello di ricostruire la società siriana.







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